Tentato omicidio Clemente, Di Matola condannato a otto anni e 4 mesi

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SAN MARTINO VALLE CAUDINA- Tentato omicidio di Clemente Fiore e di suo nipote, Salvatore Di Matola condannato a otto anni e quattro mesi con l’esclusione della premeditazione. Entro novanta giorni il deposito delle motivazioni. Provvisionale di 30 mila euro alla parte civile. Pochi minuti fa il Gup del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone ha letto il dispositivo della sentenza .

Nella mattinata al termine della requisitoria il pm della Procura di Avellino Cecilia Annecchini aveva invocato una condanna a dieci anni di reclusione per il tentato omicidio, escludendo la premeditazione pure contestata in un primo tempo alla chiusura delle indagini preliminari. Di Matola Salvatore aveva chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato davanti al Gup del Tribunale di Avellino. Così al termine della discussione delle parti, la Procura di Avellino la difesa rappresentata dall’avvocato Alessio Ruoppo ( che ha puntato sulla possibilita’ di una riqualificazione del reato in lesioni e sull’esclusione dell’aggravante) e la parte civile rappresentata dall’avvocato Antonio Di Santo. Proprio su questo capitolo, come si prevedeva, il bersaglio del raid davanti al supermercato , ovvero Clemente, non ha formalizzato alcuna richiesta di costituirsi parte civile. Cosa che invece ha fatto il nipote, anche lui ferito nel raid di Di Matola, che sarà rappresentato e difeso dall’avvocato Antonio Di Santo del foro di Benevento. Venerdì presumibilmente potrebbe esserci anche il verdetto del Gup.

LE ACCUSE

Tentato omicidio aggravato dalla premeditazione ma senza metodo mafioso. La richiesta di rinvio a giudizio per il ferimento del boss Fiore Clemente e di un suo nipote avvenuto l’undici febbraio di un anno fa davanti ad un supermercato di San Martino Valle Caudina, passato dalla competenza della Direzione Distrettuale Antimafia alla Procura di Avellino. Il pm della Procura di Avellino Fabio Massimo Del Mauro che ha ricevuto il fascicolo da Napoli, aveva infatti chiesto il processo per Di Matola, detenuto proprio dal febbraio dello scorso anno.

LA COMPETENZA AD AVELLINO

Le indagini di Dda e Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Avellino non hanno portato ad inquadrare quanto avvenuto in pieno giorno nel centro del paese caudino in un contesto di criminalità organizzata. Così qualche giorno fa al trentaseienne autore del raid, Salvatore Di Matola, difeso dall’avvocato Alessio Ruoppo, era stato notificato in carcere l’ avviso di chiusura delle indagini preliminari firmato dal pm della Procura di Avellino Fabio Massimo Del Mauro. La Procura di Avellino ha deciso ora di esercitare l’azione penale nei confronti Di Matola, che braccato dai Carabinieri, aveva deciso di consegnarsi al comandante della stazione dell’Arma poche ore dopo l’attentato al boss, nei pressi della Stazione Ferroviaria di Napoli, dove i militari dell’Arma gli avevano stretto le manette ai polsi. Sulla vicenda era stato organizzato anche un Comitato alla presenza dei vertici della Procura Antimafia (l’ attuale procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo all’ epoca alla guida della Procura di Napoli e l’ attuale procuratore facente funzioni Rosa Volpe, aggiunto che coordinava le indagini sulla provincia di Avellino).Le conclusioni a cui sono giunte le indagini, coordinate dal pm Francesco Raffaele, non hanno portato a contestare aggravanti mafiose.

IL FATTO

L’agguato è avvenuto l’11 febbraio 2022 , in pieno giorno in Valle Caudina davanti a un supermercato a San Martino Valle Caudina: nel mirino zio e nipote che sono rimasti gravemente feriti. Ma l’obiettivo di chi ha fatto fuoco era Fiore Clemente, ritenuto dagli investigatori uno degli uomini di punta del clan Pagnozzi che negli anni ha sempre controllato gli affari illeciti nella zona al confine tra Avellino e Benevento. Ferito anche il nipote, Giovanni Pacca, che lavorava in quell attività e che stava accompagnando lo zio all’auto. I proiettili avrebbero potuto raggiungere anche i clienti che si trovavano nei pressi del supermercato di via San Martino Vescovo. Di Matola, fratello di Gianluca, condannato per l’omicidio di un altro elemento di primo piano del clan Pagnozzi, Orazio De Paola, avvenuto nel settembre del 2020.