Telefonini in carcere a Bologna, c’è anche un affiliato al Nuovo Clan Partenio

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Dopo la maxi inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna condotta dalla Squadra Mobile e dal Nir della Polizia Penitenziaria dell’Emilia Romagna che ha portato in autunno alla notifica di quarantassette avvisi di conclusione delle indagini firmati dal pm della Dda Roberto Ceroni, arriva anche la richiesta di rinvio a giudizio firmata dallo stesso sostituto della Procura Distrettuale Antimafia di Bologna. Quella che riguarda i cinquanta indagati tra cui c’e’ anche un quarantenne esponente del Nuovo Clan Partenio, ritenuto tra le figure chiave dell’usura per conto del gruppo guidato secondo la Dda di Napoli dai fratelli Galdieri e condannato a luglio proprio per la partecipazione al clan . L’accusa nei suoi confronti, come per gli altri elementi della criminalita’ albanese, campana e calabrese reclusi nel carcere della Dozza a Bologna tra il 2020 e il 2022 e’ il 391 ter (accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti). L’udienza nell’aula bunker del carcere di Bologna si svolgerà il prossimo 23 gennaio davanti al Gup Roberta Malavasi.

LE INDAGINI

Secondo le indagini di Squadra Mobile e Nir della Penitenziaria, anche lui tra il febbraio e il maggio del 2020, avrebbe avuto in uso un telefonino introdotto illegalmente all’interno del penitenziario. Ora rischia il processo. Come emerso dalle cronache locali, le indagini avrebbero preso il via dalla rivolta dentro il carcere, nel primo mese del lockdown a marzo 2020. Proprio da un video su Youtube dove era chiaro che le riprese fossero state realizzate dai detenuti stessi. Le indagini coordinate dall’Antimafia di Bologna, in particolare sui numeri agganciati alle celle telefoniche del carcere e i centinaia di microtelefonini sequestrati avevano poi determinato la svolta e ora si attende che il Gup decida sul processo.