“Che paghi anche chi ha visto ed è stato zitto”.
Questo il pensiero comune del popolo social avellinese inerente la triste notizia delle violenze fisiche e psicologiche subite da bambini di età tra i 3 e i 5 anni ad opera di un’insegnante materna, ovvero quella persona a cui i genitori si affidano non solo per porre i principi di educazione e cultura ai propri figli, ma che dai bambini di questa fascia d’età è vista quasi come una seconda madre per il tempo trascorso insieme, mentre i genitori naturali sono al lavoro.
I video sono chiari, divulgati dal nostro portale, hanno suscitato le ira e i commenti da parte da chi ha appena appreso la notizia e da chi, purtroppo, ne è stato vittima.
“Occorrono telecamere in tutti i luoghi sensibili, anche a costo di limitare la nostra privacy: è per la nostra sicurezza e soprattutto per i bambini vittima di questi soprusi”.
E’ questo il consiglio dispensato da più, sono state proprio le immagini ad incastrare la 58enne responsabile, nei casi più gravi, anche di aver causato lividi sul corpo – e sul collo – dei bimbi che frequentavano il secondo anno della scuola materna. L’indagine era partita in seguito a denunce da parte dei genitori, già dal novembre 2015.
Tutte le reazioni hanno lo stesso ritornello:
“Personale Ata e altre maestre come potevano non sentire le urla? Avevano le orecchie tappate?”
Tra omertà, senso di giustizia e proposte di video-sorvegliare tutti i luoghi pubblici, la notizia ha preso piede anche a livello nazionale.
Erika, giovane madre avellinese, commenta così:
“Ogni volta che sento una notizia simile al telegiornale prima inorridisco e tremo per il dolore che le famiglie colpite stanno provando e poi prego che non capiti mai a me. Che nessuno si permetta di fare del male alle mie bambine, perché davvero non so come si possa sopportare una cosa simile, più andiamo avanti e più mi rendo conto che il male sta dilagando, la gente perde la testa e nessuno fa nulla. Tutte le maestre dovrebbero affrontare almeno due volte l’anno, a mio parere, una sorta di esame di idoneità, e se ritenute non idonee allora si faccia spazio alle giovani laureate in cerca di lavoro. Addolorata per le famiglie colpite da questa tragedia, per i loro piccoli, spero dimentichino presto quella faccia da mostro.”
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