Teatro in affitto per due anni, tra le incognite Tar, maestranze e Tpc

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Il Consiglio Comunale, seppur con numeri risicati, ha deciso quale sarà il futuro del Massimo cittadino approvando la proposta del sindaco Paolo Foti: esternalizzare l’intera struttura fino al 31 luglio 2019.

In pratica affittarla a un privato che dovrà occuparsi di tutto, dalla gestione della struttura alla realizzazione delle prossime stagioni teatrali.

Ancora non si conosce l’importo del canone.

Gli uffici comunali stanno preparando il bando, ma la pratica avrà tempi non celeri mettendo a serio rischio l’organizzazione dell’attuale stagione teatrale. Esternalizzare la struttura per due anni significa, in soldoni, far lievitare l’importo del bando di gara e fargli sforare la soglia europea.

Questo causerà la necessità di attenersi a una determinata normativa che stabilisce procedure e tempi più rigidi per la pubblicazione del bando. Cosa che, invece, non sarebbe successa nel caso in cui la proposta di Foti non fosse stata modificata in sede di Consiglio e mantenendo l’esternalizzazione fino al prossimo 31 luglio (un solo anno e non due).

Il passaggio a due anni di esternalizzazione causerà un allungamento dei tempi per il bando: per la preparazione del bando ci vorranno circa 15 giorni; altri 45 saranno necessari per la sua pubblicazione, così come prevede la legge; poi servirà il tempo necessario per la valutazione delle offerte e questo varierà in base quante ne arriveranno.

A conti fatti, e trovandoci a metà novembre con l’atto licenziato solo ieri dall’Aula, dovremo aspettare il mese di febbraio per conoscere chi gestirà il “Gesualdo”. Di norma, però, le stagioni teatrali terminano a fine aprile, insomma se tutto andrà bene il Teatro riaprirà le porte per una mini stagione teatrale di un paio di mesi. Se invece l’esternalizzazione fosse stata mantenuta solo per un anno, i tempi del bando si sarebbero ridotti e entro fine 2017 sarebbe stato possibile individuare il futuro gestore.

A tutto ciò si aggiungono le incognite a cominciare dal Tar. L’opposizione consiliare considera illegittima la votazione in Aula sul futuro del teatro, questo perché, in prima convocazione, è venuto meno il numero legale proprio in sede di votazione e, di conseguenza, non sarebbe stato possibile portare l’argomento in seconda convocazione dove, invece, è stato approvato. La minoranza ha annunciato che si rivolgerà al Prefetto senza escludere la possibilità di coinvolgere anche il Tar. Quest’ultimo, nel caso in cui optasse per una sospensiva dell’atto, in pratica bloccherebbe la delibera di consiglio e quindi il bando.

Poi c’è la questione legata al rapporto con il Teatro Pubblico Campano con cui l’anno scorso è stata sottoscritta una convenzione triennale per l’organizzazione delle stagioni teatrali. Secondo l’amministrazione questa convenzione sarebbe decaduta, per la minoranza invece no e ha sollevato il rischio di eventuali contenziosi tra Tpc e Comune. Dubbi condivisi anche da parte della maggioranza.

Infine c’è quello che possiamo definire il “caos” delle maestranze. Nel futuro bando verrà inserita una clausola di salvaguardia per chi ha finora lavorato con il teatro, ma a conti fatti questa clausola avrà valore solo per una piccola percentuale di lavoratori. Buona parte non rientrerà, tra chi aveva un tipo di rapporto lavorativo con partita Iva e chi, invece, era impiegato presso cooperative che lavoravano per il teatro, insomma in questi casi non si prefigura un tipo di rapporto subordinato, quindi la clausola non ha più valore. Posizione, questa, confermata anche dal segretario generale nel corso del Consiglio Comunale.

A conti fatti, dunque, è stato individuato un futuro per il Massimo cittadino, ma tra bando per il nuovo gestore, ricorsi, contenziosi e maestranze, le incognite restano tante. E sullo sfondo c’è sempre la fase di liquidazione non ancora conclusa, quindi ancora non si ha contezza della massa debitoria del Teatro.