Teatro “Gesualdo”, pronto il bando: affidamento per due anni a 170 mila euro

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Marco Imbimbo – Il Massimo cittadino è pronto a finire in mani private fino al prossimo 31 luglio 2019, dietro il pagamento di un canone che partirà da 169 mila euro, ma sarà soggetto a rialzo in sede di gara. La decisione, presa dalla Giunta comunale e varata dal Consiglio, è pronta a diventare realtà. Gli uffici di Piazza del Popolo sono al lavoro per limare gli ultimi dettagli del capitolato di gara che verrà pubblicato a breve.

Intanto la segreteria generale dell’ente guidata da Riccardo Feola, ha dato il via libera all’indizione della gara, segno che ormai il passo decisivo è prossimo.

L’atto è stato firmato pochi giorni fa e sancisce la totale esternalizzazione del “Carlo Gesualdo” per la stagione teatrale attuale e la prossima.

«L’Ente non è in grado di assicurare, sia per l’annualità in corso che per l’anno 2018, la copertura finanziaria dei costi relativi ai servizi essenziali e necessari al funzionamento del Teatro e quindi all’organizzazione della prossima stagione teatrale», annuncia l’atto con una dichiarazione che sa di resa da parte del Comune nei confronti del Massimo cittadino.

Il valore della concessione in gestione del teatro è stato stimato in circa 1,6 milioni di euro, e chi se lo aggiudicherà dovrà occuparsi di tutto: dall’organizzazione della stagione teatrale, fino alla gestione della biglietteria, manutenzione degli impianti, Siae, polizze assicurative e altro. Insomma ogni minima attività inerente al funzionamento del teatro.

A fronte di tutto ciò verrà corrisposto un canone al Comune di Avellino che è stato fissato in poco meno di 170 mila euro. Cifra base da cui si partirà, ma che potrebbe anche salire. La valutazione delle offerte pervenute, infatti,  terrà conto sia della proposta tecnica che di quella economica, dando però maggior risalto al primo punto.

Nel capitolato di gara verrà inserita anche una clausola di salvaguardia sociale a sostegno degli ex dipendenti del Massimo cittadino. In realtà saranno pochi a poterne usufruire perché, molti lavoratori, risultavano alle dipendenze di cooperative che svolgevano mansioni presso il teatro, oppure operavano a partita Iva. Di conseguenza per loro non sarà valida la clausola sociale.