Marco Imbimbo – Una gestione, quella passato, «poco oculata» e che non dovrà verificarsi «mai più». Non usa giri di parole, il sindaco Paolo Foti, al termine della sua relazione sul teatro “Carlo Gesualdo” e su quella che è stata la passata gestione. Un giudizio, quello del sindaco, che emerge dai lavori di Terracciano, prima, e Chiauzzi dopo. I due commissari nominati dal Comune per fare chiarezza sulle carte del Massimo cittadino.
Un giudizio, inoltre, “sbattuto” in faccia all’ex presidente del Teatro, Luca Cipriano, seduto tra il pubblico. «Oggi, se questo consiglio trarrà le conclusioni che auspico, metterà un punto definitivo: mai più dovranno accadere fatti, circostanze, e personaggi di questo genere. Non lo auguro alla città e al consiglio comunale», dirà Foti sul finire della sua relazione, ma solo dopo aver sottolineato come il teatro sia stato un «Nostro patrimonio gestito e utilizzato in termini autoreferenziali, di promozione della propria immagine e senza aver alcun rispetto dell’interesse pubblico».
Ad introdurre i lavori dell’Aula ci ha pensato l’assessore alle Finanze, Maria Elena Iaverone, illustrando l’atto all’ordine del giorno, quello relativo al piano di estinzione dei debiti del Massimo cittadino, redatto dal commissario liquidatore, Marco Chiauzzi. «Risulta una passività di circa 745 mila euro che trova copertura nella massa attiva ricostruita da Chiauzzi», spiega la Iaverone prima di cedere la parola al primo cittadino che ricostruisce tutto il lavoro fatto negli ultimi anni dai commissari nominati dall’ente.
Un lavoro che «mette in evidenza tutti i problemi riscontrati a livello di documenti e una contabilità indisponibile all’uso. Un’impossibilità di effettuare un accertamento dei residui. Emerge una situazione disastrosa. Documenti alla mano, si può affermare l’adozione di un sistema contabile incompatibile con i principi di legge». Una gestione contabile che, il sindaco, definisce «poco oculata», mancando in vari casi l’impegno di spesa, ma anche la pubblicazione degli atti. «Totale assenza di trasparenza» denuncia Foti parlando anche di affidamenti di lavori che avvenivano «in violazione degli obblighi di evidenza pubblica, rotazione e pubblicità. Il tutto era caratterizzato da totale indiscrezionalità». A ciò si aggiunge anche un altro grave episodio emesso dalla ricognizione di Terracciano: «L’ammanco di cassa di oltre 115 mila euro». Atti trasmessi alla Corte dei Conti, come ricorda il sindaco mentre il Comune «nel giugno del 2017 ha messo in mora i componenti del precedente Cda nonché il direttore amministrativo».
Una ricostruzione sulla gestione passata del teatro e su quei dubbi sollevati dal sindaco che lo porta a denunciare in Aula: «Al di là delle narrazione fantasiose e suggestive dei martirologi da social che vanno di moda, ciò che emerge dai numeri nudi e crudi, è una gestione opaca e discutibile in base ai parametri di legge e tecnico-contabile, che lo stesso Terracciano definì simile a quella di una piccola salsamenteria di paese».
Un’accusa precisa di Foti, che ha per oggetto l’ex presidente Luca Cipriano, presente tra il pubblico, e i cui sguardi si incroceranno spesso durante la relazione di Foti. «Oggi hanno parlato i numeri, certa politica abbia la decenza di arrossire per lungo tempo», ammonisce Foti per poi rincarare la dose denunciando come il teatro sia stato «gestito e utilizzato in termini autoreferenziali, per la promozione della propria immagine, senza aver alcun rispetto dell’interesse pubblico. Rispedisco, quindi, al mittente quel “mai più”», conclude Foti riferendosi allo slogan di Cipriano che spicca da alcuni manifesti elettorali presenti in città.
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