Marco Imbimbo – «La situazione non è semplice». Il numero uno di Alto Calore, Lello De Stefano, non si nasconde. Questa mattina è stato ascoltato in conferenza dei capigruppo a Palazzo di Città. Un incontro voluto proprio dai consiglieri comunali per capire in che condizioni versa Acs, di cui il Comune di Avellino è uno dei soci di maggioranza insieme ad Ariano.
De Stefano ha ricostruito gli ultimi anni dell’azienda, da quando ne è diventato manager fino ad oggi, compreso tutte le difficoltà incontrate e gli errori commessi dalle precedenti gestioni, a cominciare dal 2003 quando si decise di sdoppiare l’azienda tra Alto Calore Servzi e Patrimonio. «Moltiplicando le poltrone e gli incarichi», sottolinea De Stefano che, al primo bilancio della sua gestione, quello 2012, dovette registrare un passivo di 124 milioni di euro.
«Abbiamo deciso subito di eliminare le due società – spiega De Stefano – ma anche di portare a conclusione opere per circa 50 milioni di euro che rappresentavano un debito». Lo stesso numero uno di Acs conferma le difficoltà interne di fronte a «personaggetti che hanno carriera senza avere i titoli». I suoi due mandati sono stati all’insegna della “pulizia” all’interno dei conti di Acs, ma anche dei risparmi. «Abbiamo ridotto gli sprechi, come premi al personale, ma anche tagliato gli incarichi legali per il recupero dei crediti – spiega De Stefano. Spesso Acs spendeva di più per incarichi rispetto al credito recuperato».
Il manager di Acs non ha mancato di sottolineare le tante disfunzioni provenienti dal passato e in cui dovrebbe intervenire anche la Regione Campania. «Diamo l’acqua a Napoli senza ottenere ristoro, poi ci ritroviamo che i cittadini di Avellino paghino il doppio di quelli partenopei. De Luca deve invertire questa tendenza».
Al di là di questi problemi e di altri che Acs sta cercando di risolvere come il «personale in esubero, circa 100 unità. Ogni anno spendiamo 19 milioni di euro per i dipendenti», ammette De Stefano, c’è da guardare al presente e alla massa debitoria nei confronti dei Comuni soci, a cominciare da Avellino e Ariano «i soci maggiori» a cui va l’appello di De Stefano a non seguire la linea tracciata da altri sindaci che stanno procedendo con il recupero crediti e i pignoramenti. «Spero non facciate come Chiusano – spiega. Voi siete i soci maggiori, un’azione del genere mi costringerebbe a portare i libri in Tribunale».
Il rischio, dunque, è quello del fallimento dell’azienda che vorrebbe dire farla finire sul mercato a disposizione del miglior offerte, anche un privato, che si ritroverebbe dunque a gestire l’acqua irpina.
Servono delle soluzioni per salvare Acs, quindi, come quella che propone De Stefano al Comune di Avellino: «Convertire il debito in opere». L’ente vanterebbe un credito di circa 1,1 milioni di euro che potrebbe essere “compensato” dalle opere che si prepara a realizzare Acs a servizio della città come «il raddoppio della condotta a Contrada Cesine in modo da non togliere più l’acqua a San Tommaso – spiega De Stefano – Oppure la discendente a Tuoro Cappuccini e i due recettori del Fenestrelle. Si tratta di opere che costano più del debito verso il Comune e che darebbero un grande contributo ai cittadini avellinesi».
Proposte, queste, che verranno valutate meglio venerdì prossimo quando le parti si incontreranno di nuovo a Palazzo di Città.