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Il dramma che Marina portava nel cuore: suo figlio precipitò dal sesto piano nel 2002

Pasquale Manganiello “Era tra le braccia della madre che stendeva i panni – scriveva Repubblica il primo Agosto 2002, il giorno dopo quella tragedia immane – all’ improvviso è scivolato dalla stretta ed è precipitato nel vuoto. Gerardo, soli quattro mesi di vita, è precipitato dal sesto piano, da un’ altezza di oltre venti metri. E’ morto poco dopo presso l’ ospedale Moscati, mentre i medici cercavano di organizzare un trasferimento d’ urgenza in eliambulanza al Santobono di Napoli. La tragedia è avvenuta nel pieno centro di Avellino: in via Piave, all’ interno di un cortile su cui si affacciava il balcone dell’ abitazione della famiglia Giordano. La madre, Marina Galasso, 30 anni, sconvolta dal dolore è stata già sentita dagli agenti della Squadra Mobile. «Stavo stendendo i panni – ha detto con un filo di voce – ma sono scivolata su una pantofola. Ho avuto un giramento di testa e non ho visto più il mio piccolo Gerardo”.

Dopo 15 anni il dramma che si è consumato nel pomeriggio di ieri su un viadotto dell’Ofantina. Probabilmente gli strascichi di quel dolore, inimmaginabile per chiunque, erano rimasti nelle ferite inguaribili dell’animo di Marina.

Quelle immagini del cortile in cui il piccolo fu trovato già agonizzante con  il pigiamino bianco completamente macchiato di sangue sono sguardi indelebili su un dramma che non può mai allontanarsi dal cuore.

Il gesto esiziale di ieri, quando l’insegnante avellinese ha deciso di farla finita nella strada che collega Montemarano a Volturara, è il punto di non ritorno di quella drammatica fatalità, un cerchio tragico che si chiude dopo anni di dolore.

La comunità del capoluogo è sotto choc e si stringe intorno alla famiglia dell’insegnante con continui messaggi di vicinanza.

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