Strage di Acqualonga, l’undici aprile il verdetto finale. Le richieste della Procura Generale

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ROMA- I giudici della IV Sezione Penale della Corte di Cassazione emetteranno, a meno di ulteriori rinvii, il prossimo undici aprile il verdetto finale sulla strage di Acqualonga, l’incidente del bus precipitato dal viadotto costato la vita a quaranta passeggeri il 28 luglio 2013. Almeno per una parte consistente di essi, visto che la stessa Procura Generale ha chiesto per i quattro vertici di Autostrade per l’Italia, tra cui l’ex Ad Giovanni Castellucci, un processo bis per l’accusa di omicidio colposo plurimo. Intanto al termine della sua requisitoria davanti ai giudici della Suprema Corte, il sostituto procuratore generale Sabrina Passafiume, che aveva depositato anche una lunga memoria alla Corte, ha ricostruito in circa un’ora le ragioni per cui alla fine ha tratto le sue conclusioni. In primis il rigetto dei motivi di Appello di Antonietta Ceriola e Gennaro Lametta, con la sostanziale conferma della condanna nei loro confronti, distinguendo per le ipotesi di disastro il loro profilo nella vicenda e quello dei dirigenti di Autostrade. Il sostituto Pg ha chiesto infatti di rivalutare la condanna per omicidio colposo nei confronti di Giovanni Castellucci e ha invocato l’ assoluzione dall’accusa di disastro colposo “perché il fatto non sussiste” per l’ex ad di Aspi e anche per gli altri dirigenti e direttori del Tronco condannati in primo grado. Per il sostituto pg la sentenza di secondo grado sul tema dell’omicidio colposo è “contraddittoria – ha detto nel corso del suo intervento – e non si confronta con la motivazione di quella di primo grado, che sulla responsabilità dei vertici di Aspi aveva riconosciuto l’inesistenza dell’obbligo di riqualificazione” delle barriere sul viadotto dove avvenne l’incidente. Mancherebbe un “quid pluris” rispetto al verdetto di primo grado. La procura generale della Cassazione ha chiesto invece di confermare la pena di 9 anni per il proprietario del bus, Gennaro Lametta. Sollecitata anche la conferma della condanna per l’allora dipendente della motorizzazione civile di Napoli, Antonietta Ceriola. La condotta per il disastro dei due e’ stata distinta da quella dei dirigenti Aspi, perche’ ha rilevato nella sua requisitoria il Pg della Cassazione come il pullman avesse un certificato falso di revisione, che non veniva effettuata dal 2011 e che il mezzo “era privo dei requisiti minimi per circolare. Lametta – ha detto Passafiume – ha posto in circolazione mezzo in pessime condizioni mettendo a rischio le vite dei passeggeri”. In Appello, nel settembre 2023, la seconda Corte di Appello di Napoli aveva condannato a sei anni, ribaltando la sentenza del tribunale di Avellino, l’ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci, che in primo grado era stato assolto. Stessa pena anche per il direttore generale dell’epoca Riccardo Mollo e per i dipendenti di Aspi Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna. In secondo grado è stata inoltre ridotta la pena a cinque anni per il dirigente di Aspi Nicola Spadavecchia e per il direttore di tronco di Aspi Paolo Berti. Tre anni per Gianluca De Franceschi, dirigente di Aspi e per i due dipendenti Gianni Marrone e Bruno Gerardi. Il pg di Cassazione ha sollecitato per tutti l’assoluzione dall’accusa di disastro colposo e per i membri delle Direzioni, come per Castellucci, l’annullamento con rinvio in relazione all’accusa di omicidio colposo. Per questa accusa, nei confronti dei responsabili di Tronco, è stata chiesta la prescrizione. In merito alle barriere del viadotto “c’è stata una situazione di incuria protratta per numerosi anni, con il mancato controllo sui tira fondi” ha concluso il sostituto pg parlando di una “colpevole inerzia da parte di chi doveva monitorare e controllare”. La prossima udienza con le discussioni degli avvocati del collegio difensivo, si celebrerà il 4 aprile.