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Strage delle donne, la Mobile esegue 12 ordini di carcerazione

questura di avellino

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Nella mattinata odierna, la Sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile di Avellino, in concorso con la Squadra Mobile della Questura di Napoli, ha dato esecuzione agli ordini di carcerazione, emessi dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli, nei confronti di dieci soggetti, tutti facenti parte del Clan Cava è già condannati nel 2011.

I provvedimenti sono scattati nei confronti di Aurelio Pacia, Armando Della Pia, Carlo Fusco, Luigi Ferraro, Arduino Siniscalchi, Maurizio Festa, Giuseppe Pacia, Pellegrino Capaccio, Salvatore Cava e Sabato Guerriero.

I predetti, già condannati nel 2011 per aver fatto parte dell’organizzazione camorristica denominata “CLAN CAVA”

Dovranno espiare, in regime carcerario, le pene residue confermate con sentenza definitiva, comprese tra i due e gli otto anni di reclusione.

L’operazione condotta dagli Agenti della Mobile trae origine da una complessa e serrata attività investigativa intrapresa all’indomani della cosiddetta strage delle donne avvenuta a Lauro nel 2002, nel corso della quale, a seguito di un conflitto a fuoco, cinque donne legate da rapporti di parentela con il pluripregiudicato Biagio Cava, vennero barbaramente uccise nell’ambito della faida con il contrapposto clan camorristico “Graziano”.

Da tale attività si appurava l’esistenza di un’associazione camorristica, facente parte a Cava Biagio, finalizzata a conseguire e mantenere il controllo e l’esercizio di attività economiche imprenditoriali, al fine di ricavare ingenti profitti, tutti realizzati mediante ripetute azioni intimidatorie e violente ed usuraie ai danni delle parti offese, che si concretizzavano con prelievi di forte somme di denaro presso gli stessi titolari di imprese e edili e commerciali, nonché con l’imposizione di percentuali sugli importi concernenti appalti e lavori pubblici.

I provvedimenti definitivi riguardano anche i capi storici della citata consorteria criminale, Biagio e Antonio Cava, già detenuti rispettivamente presso la casa Circondariale di Novare e l’Aquila, nei cui confronti la Suprema Corte di Cassazione ha confermato la condanna ad anni 30 per Biagio Cava e ad anni 21 per Cava Antonio.

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