Renato Spiniello – Udienza lampo nell’Aula di Corte d’Assise del Tribunale di Avellino del processo sulla strage di Acqualonga, in cui il 28 luglio del 2013 persero la vita 40 persone a bordo di un pullman precipitato dal viadotto autostradale dopo aver sfondato le barriere bordo-ponte.
Giusto in tempo per il giudice monocratico Luigi Buono di calendarizzare le ultime tappe in vista della sentenza di primo grado che leggerà tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio e per dare spazio alla breve discussione dell’avvocato Francesco Casillo, legale dei due dipendenti della Motorizzazione civile di Napoli per i quali i pm hanno chiesto una condanna rispettivamente di nove e sei anni e sei mesi.
Casillo ha prima accusato la Procura di Avellino di accanimento nei confronti degli imputati Gennaro Lametta, Vittorio Saulino e Antonietta Ceriola, per poi additare la cause del disastro esclusivamente alla società Autostrade per l’Italia. “La loro omessa manutenzione delle barriere del viadotto ha provocato il nefasto evento – ha riferito il legale nella sua arringa difensiva – chiedo l’assoluzione della mia imputata (Antonietta Ceriola, ndr) dai reati di cui è accusata per non aver commesso il fatto”.
La Ceriola è accusata, insieme al collega Saulino, di aver tentato di falsificare il documento della revisione del pullman in realtà mai effettuata. “Tale comportamento omissivo non è riconducibile alla Ceriola ma ad altri – ha aggiunto l’avvocato difensore – anche se la revisione avesse dato esito negativo il mezzo resterebbe nella disponibilità del suo legittimo proprietario. I funzionari non possono vietarne la circolazione”.
Nella prossima udienza, fissata per il 16 novembre, toccherà al responsabile civile di Aspi, l’avvocato Giorgio Perroni, discutere in Aula.