Si sono radunanti davanti all’ingresso del Tribunale di Avellino esponendo croci bianche e foto dei loro familiari per protesta. Sono i parenti delle vittime del tragico incidente avvenuto lo scorso 28 luglio 2013 lungo l’autostrada A/16 Napoli-Canosa, quando un bus turistico precipitò dal viadotto Acqualonga nell’area del Comune di Monteforte Irpino.
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Alcuni dei familiari si sono anche incatenati dinanzi all’ingresso carraio del palazzo di Giustizia di Avellino.
I parenti dei morti nell’incidente vengono da Pozzuoli, la città che contò il maggior numero di vittime, una quarantina.
Chiedono che si faccia giustizia e temono che i tempi lunghi per la definizione del processo civile che dovrebbe cominciare, dopo una prima udienza interlocutoria a gennaio scorso, il 2 luglio prossimo, possa slittare ancora.
Nel frattempo non c’è ancora una decisione della procura di Avellino per le richieste di rinvio a giudizio, dopo gli avvisi di conclusione delle indagini notificati a febbraio scorso al proprietario dell’agenzia che noleggiò il bus alla comitiva, Gennaro Lametta, ai vertici di Autostrade per l’Italia e a due funzionari della Motorizzazione civile di Napoli.
A quasi due anni dalla strage, oggi la clamorosa forma di protesta. I familiari vogliono tempi certi sulla data dell’udienza del processo penale.
E’ stato chiesto un incontro con il procuratore di Avellino Rosario Cantelmo al momento impegnato nel summit interforze in Prefettura.