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Strage Acqualonga, quasi un anno dopo parte il processo d’Appello. Procura contro l’assoluzione di Castellucci

Renato Spiniello – Oltre un anno e mezzo dopo la sentenza di primo grado, pronunciata dal giudice monocratico del tribunale di Avellino Luigi Buono, si aprirà domani, giovedì 1 ottobre, dinanzi la seconda sezione della Corte d’Appello di Napoli, il secondo round del dibattimento penale sulla strage di Acqualonga del 28 luglio 2013.

Quaranta persone persero la vita quella tragica sera, intrappolati in un pullman lanciato a forte velocità prima contro le barriere del viadotto dell’autostrada A16 e poi giù nella scarpata profonda trenta metri.

Dopo anni di indagini e udienze, lo scorso 11 gennaio si è arrivati a una prima verità processuale. Il procuratore capo di Avellino Rosario Cantelmo (ora in pensione) e il sostituto Cecilia Annecchini, al termine della requisitoria, avevano chiesto la condanna per tutti gli imputati con pene dai dieci ai dodici anni.

La sentenza del giudice Buono aveva però assolto sei dirigenti e funzionari della società Autostrade per l’Italia, competente in quella tratta, tra i quali l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, e condannato altri sei dipendenti ed ex dipendenti della medesima società a pene dai sei ai cinque anni per disastro colposo e omissione in atti di ufficio.

Le pene più alte sono state comminate al proprietario del bus, Gennaro Lametta, condannato a dodici anni per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e falso, e ad Antonietta Ceriola, la funzionaria della Motorizzazione condannata ad otto anni per aver attestato la falsa revisione dell’automezzo. Assolto anche un altro dipendente della Motorizzazione, Vittorio Saulino.

Ad eccezione di quest’ultima assoluzione, la Procura ha formalizzato ricorso in Appello che sarà discusso domani mattina.

Per i pm, la mancata manutenzione sulle barriere autostradali, fra le concause del disastro, è da imputare a una chiara e inequivoca scelta operativa dell’allora ad Castellucci, ormai ex anche di Atlantia, il colosso dei Benetton, che ne ha sospeso anche la maxi buonuscita da 13 milioni di euro dopo gli ultimi sviluppi dell’inchiesta della Procura di Genova sul crollo del Ponte Morandi, anch’esso gestito da Aspi.

Ad aggravare maggiormente la posizione del manager potrebbero essere le frasi shock intercettate all’ex direttore di Tronco di Autostrade Paolo Berti, il quale, condannato proprio per la strage di Acqualonga, si lamentò perché avrebbe potuto dire la verità così da mettere nei guai altre persone. I dialoghi sono ricostruiti nell’ordinanza del Gip del tribunale di Genova nell’ambito del filone d’inchiesta sui cosiddetti “report fasulli”, aperto sempre in seguito al crollo del Morandi.

In più c’è l’inchiesta-bis portata avanti dalla Procura di Avellino sulla sicurezza delle barriere sull’intera rete nazionale. Indagine che per il momento ha portato ai sequestri preventivi delle barriere di oltre una trentina di viadotti tra l’A16 Napoli-Bari, l’A14 Bologna-Taranto e l’A1 Milano-Napoli.

E nell’ordinanza del Gip del tribunale di Avellino torna in auge anche il ruolo di Castellucci, nonostante questi si sia dimesso dalla società già da tempo. L’ex manager manterrebbe, secondo gli inquirenti, ancora una posizione di supremazia all’interno della concessionaria della rete autostradale, tanto da prendere decisioni societarie a cui dovrebbe, invece, essere del tutto estraneo vista la cessazione della carica.

Una serie di elementi che potrebbero sostenere l’accusa, rappresentata dal sostituto Procuratore generale di Napoli Stefania Buda, nel tentativo di ribaltare la sentenza di primo grado pronunciata lo scorso gennaio.

Il processo d’Appello sarebbe dovuto cominciare quasi un anno fa, precisamente lo scorso 17 dicembre, ma per una serie di rinvii e, ovviamente, l’emergenza epidemiologica che ha allungato anche i tempi della giustizia, si dovrà attendere la mattinata di domani per l’effettivo avvio.

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