C’è l’astensione nazionale dei penalisti contro la riforma della prescrizione e salta, per la seconda volta di fila, per motivi differenti, la prima udienza del processo d’Appello per la strage di Acqualonga del 28 luglio 2013, quando a bordo di un bus con l’impianto frenante guasto persero la vita 40 passeggeri provenienti da una gita religiosa, rimasti intrappolati nella folle corsa del pullman giù dal viadotto autostradale dopo aver sfondato le barriere di protezione laterali.
C’eravamo lasciati l’11 gennaio con la sentenza di primo grado, pronunciata dal giudice monocratico del tribunale di Avellino Luigi Buono, che ha condannato a 12 anni il proprietario del bus, Gennaro Lametta, a 8 anni la funzionaria della Motorizzazione civile di Napoli, Antonietta Ceriola, e a pene tra i 6 e i 5 anni altri sei tra dipendenti ed ex dipendenti della società Autostrade per l’Italia, competente per la tratta in questione.
Assolti invece sei dirigenti e funzionari della medesima società, tra i quali l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, dimissionario dal medesimo ruolo anche dal gruppo Atlantia, che ne ha sospeso la maxi buonuscita da 13 milioni di euro.
E’ – in particolare – contro quest’ultima assoluzione che i titolari dell’inchiesta, il Procuratore capo della Repubblica di Avellino Rosario Cantelmo e il sostituto Cecilia Annecchini, hanno formalizzato ricorso in Appello. Per i due magistrati, infatti, le barriere insicure di Acqualonga furono frutto di “una chiara e inequivoca scelta operativa con contestuale assunzione di responsabilità” dello stesso Castellucci.
Il manager rischierebbe anche per un’intercettazione shock che ha coinvolto l’ex direttore di Tronco Paolo Berti, condannato in primo grado per Acqualonga, il quale – registrato dagli inquirenti – ha rivelato a un altro tecnico di aver mentito al processo per non mettere nei guai altre persone. Intercettazione riportata negli atti della Procura di Genova in uno dei quattro diversi filoni dell’indagine sul crollo del Ponte Morandi.
Le tesi dei magistrati della Procura irpina saranno portate avanti dalla Procura generale di Napoli, in particolare dal sostituto pg Stefania Buda. Tuttavia si dovrà attendere la prossima udienza, ancora non programmata, per far partire il processo di secondo grado.