Strage A16: ascoltati i testimoni della difesa, rimpallo di responsabilità sulla verifica dei new jersey

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Fabrizio Nigro – Nuova udienza questa mattina presso la Corte Di Assise del Tribunale di Avellino, presieduta dal Giudice monocratico Luigi Buono, in merito alla strage del bus precipitato dal viadotto di Acqualonga il 28 luglio 2013, che costò la vita a 40 persone di ritorno a Pozzuoli dopo aver trascorso un fine settimana tra Pietrelcina e Telese Terme.

Oggi l’ascolto dei 6 teste (di cui uno assente) interpellati dalla difesa del Direttore della Direzione IV (tronco Cassino) di Autostrade per l’Italia Nicola Spadavecchia, competente sull’A16 all’epoca del rifacimento di due campate del viadotto.

Dei cinque interventi di messa in sicurezza avvenuti a partire dal 2009 lungo quel tratto di strada, l’accusa ha però concentrato le proprie domande solo sulla seconda e sulla quarta operazione, relative ai lavori di ristrutturazione completa della terza campata, e di quella parziale della settima. Tali lavori non avrebbero avuto alcuna relazione con la tragedia del bus, sebbene la manutenzione del tratto autostradale sia l’aspetto su cui oggi si sono ancora soffermati gli inquirenti.

L’intento era innanzitutto quello di analizzare competenze e prassi adottate dalle società operanti su quel tratto di strada (Spea, Anas ed Autostrade per l’Italia) per tentare di delineare un quadro di resposabilità più chiaro sulla vicenda.

Ad essere ascoltati sono stati Luigi Mupo, Marco Sparano, Donato Russo, Alfredo Russo e Pompeo Vitale. Assente invece il sesto teste Raffaele Spera.

Chiave dell’udienza odierna lo stato dei tirafondi che ancoravano i new jersey alla carreggiata del viadotto di Acqualonga e le procedure previste per il controllo e la sostituzione degli stessi.

Sul punto ha in particolar modo insistito il Procuratore Rosario Cantelmo, sollevando un’opposizione da parte della difesa, durante l’ascolto del responsabile di manutenzione di Autostrade Alfredo Russo, in pensione dal 2005, competente per la sezione Av Ovest – Napoli.

Secondo Russo, i controlli su quella tratta erano quotidiani e venivano effettuati a vista, procedendo sulla carreggiata di emergenza a bordo di un veicolo alla velocità di 15kmh, e riguardavano lo stato complessivo della tratta a partire dalla segnaletica verticale fino alla pulizia dei catadiottri rifrangenti. Soltanto nei casi in cui vi fossero stati evidenti problemi o segni di logoramento visibili, si sarebbe proceduto con l’ispezione a piedi. Non sarebbe stata di competenza del suo ufficio, dunque, l’analisi strutturale dei tirafondi.

Dello stesso tenore le dichiarazioni rese dagli altri testimoni, ognuno titolare di ruoli e compiti diversi per le società operanti per Autostrade per l’Italia, a nessuno dei quali sarebbe spettata, nello specifico, l’analisi sugli elementi che ancoravano al suolo le barriere protettive di quel tratto autostradale.

Analizzate anche le procedure adottate per i lavori di ristrutturazione delle campate, che avvennero attraverso demolizioni controllate precedute da un’attenta fase preparatoria e dunque – secondo la testimonianza resa dall’ingegner Sparano – nel pieno rispetto delle procedure.

Ancora piuttosto vago, insomma, il quadro emerso dalla seduta odierna, ma gli inquirenti proseguiranno le analisi sul punto nella prossima udienza del 7 giugno alle ore 10.00, nel corso della quale saranno ascoltati altri 7 teste chiamati in causa dall’ing. De Franceschi.

L’udienza di oggi segue dunque quella del 10 maggio scorso, quando a presentarsi per la prima volta in aula era stato il principale imputato dell’inchiesta Gennaro Lametta, responsabile della ditta “Mondotravel” di Pozzuoli a cui apparteneva il pullman della strage, che aveva reso una dichiarazione spontanea – su indicazione del proprio legale Sergio Pisani – in merito alla registrazione vocale di un colloquio intercorso con il meccanico incaricato della manutenzione del mezzo, avvenuto dopo l’incidente, relativo agli interventi effettuati sul veicolo nel luglio del 2013. Un colloquio che, secondo Lametta, sarebbe stato registrato dallo stesso per le incoerenti dichiarazioni rese da parte del meccanico, operante per un’officina di Volla (Na). Stando a quanto sostenuto da Lametta, infatti, il meccanico in questione avrebbe controllato e successivamente ingrassato l’impianto di trasmissione dell’autobus, salvo poi smentire di averlo fatto dopo essere venuto a conoscenza della tragedia.

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