di Claudio De Vito – Stati d’animo condensati in novanta minuti palpitanti e la memoria che scava nel passato alla ricerca di precedenti dal retrogusto dolce e intenso. Trovarli non è così complicato per l’Avellino che ieri, in un Partenio-Lombardi traboccante di entusiasmo che non si respirava da tempo, ha ritrovato quel primato perso all’ottava giornata per mano della Flaminia. Risalire la china si è rivelato più arduo del previsto anche perché alla lunga il Lanusei ha rotto gli indugi scavando il solco dei +10 sui biancoverdi alla ventiquattresima giornata, quella del k.o. di Cassino.
Da allora dodici successi (di cui nove consecutivi) in tredici partite hanno servito la cavalcata inarrestabile di Morero e compagni che hanno sfiorato il cielo con un dito. Il 3-1 sulla Torres infatti stava per essere accompagnato dal k.o. del Lanusei riuscito per l’ennesima volta a timbrare il cartellino in extremis. Sarebbe stata davvero tanta roba per l’Avellino che può ugualmente godersi l’aggancio in vetta dopo mesi trascorsi ad inseguire.
Sì perché la truppa di Giovanni Bucaro è tornata ad essere padrona del proprio destino: se vince a Latina, nella peggiore delle ipotesi va a giocarsi lo spareggio per la vittoria del campionato in campo neutro il 12 maggio con eventuali supplementari e calci di rigore. Campo neutro tuttavia soltanto virtuale per l’Avellino che avrebbe dalla sua migliaia di tifosi ed un’inerzia letteralmente strappata al diretto avversario già battuto nei 180′ della stagione regolare.
Ma Latina e il 5 maggio, almeno sul piano del precedente, autorizzano a pensare in grande. L’incrocio con la formazione nerazzurra riporta la mente al 18 maggio di due anni fa, quando i lupi si salvarono all’ultima giornata in B con Walter Novellino in panchina. L’ex Roberto Insigne mise la firma sul brivido biancoverde trasformato poi in apoteosi da Matteo Ardemagni e Luigi Castaldo, grazie ai quali il Partenio-Lombardi festeggiò una salvezza messa in discussione nelle settimane precedenti.
E ora come allora il Latina, anche due anni dopo senza nulla da chiedere al campionato, vestirà i panni di arbitro delle sorti dell’Avellino. Il 5 maggio di sei anni fa la squadra allora allenata da Massimo Rastelli centrò la promozione in B in quel di Catanzaro. Fu Gianmarco Zigoni a scatenare il delirio per il ritorno in cadetteria al termine di una gara poi attenzionata dalla giustizia sportiva senza conseguenze negative. E allora perché non aggrapparsi al “non c’è due senza tre”: la storia che si ripete spinge l’Avellino verso la C.