Il cosiddetto Rosatellum bis è la nuova proposta di legge elettorale elaborata dal Pd, con il consenso di Forza Italia, Lega e Alternativa Popolare, che verrà votata in Senato in settimana per la definitiva approvazione. Berardino Zoina, esponente irpino di Future Dem, dice la sua sulla legge elettorale su cui i partiti (tranne Movimento Cinquestelle e Sinistra) hanno trovato la quadra.
Il cosiddetto Rosatellum bis è la nuova proposta di legge elettorale blindata da Pd, Forza Italia, Lega e Alternativa Popolare. Cosa vedremo sulla scheda?
“La proposta approvata alla Camera prevede una sola scheda per la Camera e una per il Senato. Non sarà possibile il voto disgiunto. Sulla scheda l’elettore troverà tutti i nomi dei candidati. Basterà barrare il rettangolo dove c’è il simbolo del partito, accanto, l’elenco progressivo dei candidati, massimo quattro per il listino proporzionale, insieme al nome del candidato maggioritario collegato. La volontà del legislatore è premiare le coalizioni e ridurre il cosiddetto voto disperso. “
Secondo la maggior parte degli opinionisti, avremo praticamente l’80% dei parlamentari nominati dai partiti. Perchè?
“Assolutamente non è così. La previsione dei collegi premia il rapporto eletto – elettore. Significa che il cittadino avrà la possibilità di scegliere il rappresentate che preferisce, secondo un’ampia proposta: storia, passione e impegno per il proprio territorio. Anche l’Italia si allinea alle altre democrazie avanzate occidentali che hanno eliminato, già molti anni fa, le preferenze.”
Dal punto di vista politico, quali sono i punti nevralgici che questa legge manifesta?
“Non è la migliore legge, ma è quella che ha consentito di far convergere le forze parlamentari più rappresentative tra maggioranza e opposizione, intervenendo su una materia molto divisiva del quadro politico in un contesto di estrema fragilità dei Parlamento. Mi auguro che al più presto il Senato approvi in via definitiva la legge. Andare al voto con la Legge che è frutto di due sentenze della Corte Costituzionale non è un esempio virtuoso di efficienza delle Istituzioni. Sul piano interno ai partiti si evitano frammentazioni con il legame tra la quota proporzionale e maggioritaria. Il riparto tra i due sistemi, per il numero di parlamentari da eleggere, è abbastanza omogeneo. Così si attenua la presentazione di liste “locali” e si premia il gioco di squadra.”
Difficile al momento traslare gli effetti della legge in chiave irpina. Quali cambiamenti, in questo senso, potrebbero sorgere rispetto all’ultima legge uscita dalla Consulta?
“Difficile oggi fare un quadro certo del collegi irpini. La Legge prevede l’esercizio della delega da parte del Governo, entro trenta giorni dall’approvazione, sentite le Commissioni parlamentari competenti. I collegi saranno scelti secondo i criteri dell’unità amministrativa, economico–sociale e della contiguità territoriale. Ove sarà possibile, si terrà conto delle delimitazioni stabilite dal Mattarellum.”
E’ riemerso in concetto di coalizione. In che senso?
“Le coalizioni deve essere omogenee su tutto il territorio nazionale. Per accedere alla ripartizione dei seggi bisognerà superare la soglia nazionale fissata al tre per cento, sia per la Camera che per il Senato. Per le coalizioni lo sbarramento è fissato al dieci per cento. Il voto di chi barra solo la parte maggioritaria verrà diviso, sempre in quota proporzionale, alle liste che appoggiano quel candidato in quel collegio. La quota uninominale è una sorta di premio per i partiti a vocazione maggioritaria. I voti di una lista coalizzata che non raggiunge il tre per cento nazionale saranno assegnati alle altre liste, in maniera proporzionale. Fermo restando le medesime soglie di sbarramento, al Senato l’assegnazione dei seggi con metodo proporzionale avviene su base regionale. Per il PD è stato un accordo che guarda alla responsabilità istituzionale, non al calcolo elettoralistico, date le difficili circostanze parlamentari per approvare una legge elettorale maggioritaria pura, in coerenza con la storia del Partito Democratico . “
Non al voto disgiunto, sì alle pluricandidature. E’ garantita la rappresentatività e, soprattutto, avremo secondo lei una maggioranza certa la sera delle elezioni?
“È possibile candidarsi in un collegio uninominale e massimo cinque collegi proporzionali. Se il candidato viene eletto in entrambi i sistemi, il seggio scatta nella parte maggioritaria. Oggi è difficile fare previsioni: mancano almeno cinque mesi alle urne e non si sono formate ancora le coalizioni, al netto del dibattito sulla stampa. Ricordiamo a tutti noi che il nostro sistema è parlamentare, non presidenziale.”