Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.
I “Versicoli quasi ecologici” di Giorgio Caproni (raccolta Res Amissa) non sono stati presi benissimo (per usare un eufemismo) dagli studenti avellinesi. La maggior parte di loro, infatti, ha optato per una delle altre tracce, confessando di non conoscere l’autore per l’analisi del testo proposto quest’anno dal Ministero dell’Istruzione.
La prima prova di Italiano ormai è andata in archivio in tutti gli istituti. Come già detto, non molti si sono cimentati con il testo di Caproni.
“La natura tra minaccia e idillio nell’arte e nella letteratura” ha riguardato il saggio breve in ambito artistico-letterario mentre il saggio breve socio-economico era improntato sulla robotica e nuove tecnologie nel mondo del lavoro, da uno dei testi di Enrico Marro, articolo da IlSole24Ore.
Disastri e ricostruzione hanno caratterizzato il saggio storico-politico.
All’uscita di scuola ecco i commenti degli studenti avellinesi dopo la prova di Italiano.