Solofra – Ancora una volta sul piccolo schermo è tornata la storia della 23enne solofrana, Antonella Russo, uccisa il 20 febbraio dello scorso anno dal convivente della madre. Nel pomeriggio la trasmissione condotta da Michele Cucuzza, su Rai 1, “La vita in diretta”, ha ripercorso tutte le tappe di quella tragica mattina di febbraio quando la vita della giovane venne stroncata da quattro proiettili esplosi da Antonio Carbonara. La trasmissione televisiva ha presentato un intreccio di storie riguardanti, tutte, la violenza subite dalle donne ed una di queste ha tracciato la drammatica morte della solare Antonella. “Era un omicidio annunciato. – ha detto Lucia, la madre della giovane, ricordando la sera prima dell’ omicidio – Andai dai carabinieri a denunciare le violenze di quest’ uomo, invitandomi a recarmi al Pronto Soccorso per farmi medicare”. Lucia è in compagnia della figlia Milena che è in dolce attesa ed assicura tramite il tubo catodico che la bambina sarà chiamata Antonella come la zia. “Se abbiamo fatto tutto? Sì – afferma Milena – abbiamo chiesto giustizia, siamo andate dai carabinieri, non so se si poteva fare altro. Bisognava refertare, dissero, andare in ospedale e presentarsi con un avvocato per sporgere la denuncia nei confronti di Carbonara.”. Poi la discussione passa sulla sentenza del 15 febbraio scorso dove il PM aveva chiesto l’rgastolo più l’isolamento diurno, mentre il Gip Cassano condannava l’omicida a trent’anni da scontare in carcere per l’efferatezza del crimine. “Noi ci batteremo – precisa la madre di Antonella – insieme agli avvocati per la premeditazione dell’ omicidio, perché una persona che a va a casa sua (Carbonara è residente a Nusco, ndr), carica una pistola, fa cinquanta chilometri e lascia un biglietto con su scritto ‘non so se tornerò a casa’, se non ha premeditato, allora cosa ha fatto?”. Ci sono anche le amiche di Antonella che tra l’ altro hanno dedicato un torneo di calcetto rosa e aperto un sito. A parlare è Elena, l’ amica del cuore, che tratta la questione della laurea ad honorem. “Abbiamo vissuto con lei i sacrifici per preparare la tesi – dice – non mi sembra giusto che ci si metta contro la burocrazia. Antonella doveva solo discutere la tesi perciò crediamo che sia giusto darle la laurea ad honorem e la burocrazia una volta tanto chiuda un occhio”.
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