Solofra – Trent’anni da scontare in carcere per Antonio Carbonara: questa la sentenza definitiva emessa dal Gip Cassano per l’omicidio di Antonella Russo. Una sentenza non accettata dai familiari (in aula erano presenti la mamma Lucia De Stefano e la sorella Milena) e dalle amiche della giovane ragazza freddata all’alba del 20 febbraio dello scorso anno. Il Pubblico Minitero aveva chiesto per Antonio Carbonara l’ergastolo con isolamento diurno. Per il giudice invece il colpevole paga solo l’efferato delitto in quanto non c’è stata premeditazione o motivi futili. La parte lesa non ha accettato il verdetto per il mancato riconoscimento della premeditazione. Volti scuri, alla lettura della sentenza, per la comprensibile amarezza dei parenti. “E’ tutto così strano – ha dichiarato Milena, sorella della vittima – Carbonara, infatti, è venuto da Nusco armato”. E’ facile prevedere dalla parte lesa la possibilità di un ricorso dopo la consulenza che si terrà con i legali Gennaro Pagliarulo e Gianfranco Iacobelli. Per la cronaca, il giudice Cassano non ha preso in considerazione la perizia psichiatrica, redatta dal noto criminologo Francesco Bruno, depositata dall’avvocato difensore Salvatore Rosania. “Al deposito della motivazione della sentenza – ha spiegato l’avvocato difensore – valuterò come il giudice ha motivato in ordine alla determinazione della pena, che appare eccessiva in considerazione che sono state escluse le aggravanti contestate”. La notizia della sentenza ha fatto subito il giro della città conciaria e molta gente, favorevole all’ergastolo, non ha accettato la sentenza di oggi.
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