Domenica 8 gennaio, alle 17.30, presso il Complesso monumentale di Santa Chiara a Solofra (Sala Archi) Lustri Cultura in dies, organizzato dal Comune e dall’Accademia Teatro Città di Solofra con Hypokrtès Teatro Studio e diretto dal regista Enzo Marangelo, propone il terzo appuntamento della sezione Filosofia, a cura di Piera De Piano e Lidia Palumbo, letture in scena dal “Politico” di Platone.
“Un politico tessitore per l’età di Prometeo” il tema al centro delle letture, con un commento critico della professoressa Fulvia de Luise, docente di Storia della Filosofia antica all’Università degli studi di Trento. Letture in scena a cura di Hypokrites Teatro Studio. Regia di Enzo Marangelo. Direttore musicale Nico D’Alessio. L’ingresso è libero.
Nel “Protagora” di Platone viene rappresentato l’incontro tra il sofista Protagora e Socrate, in una cornice vivace e festosa di dibattito, con larga partecipazione di pubblico. Il personaggio Protagora si esibisce in un lungo discorso per rispondere a una domanda di Socrate che va a toccare i fondamenti della democrazia: perché gli ateniesi sulle questioni di carattere tecnico prendono in considerazione solo il parere degli esperti, mentre sulle questioni di interesse comune lasciano che chiunque possa prendere la parola in Assemblea? Credono che questa capacità sia insegnabile a tutti? Il mito con cui Protagora risponde è una rielaborazione molto mirata di una storia tradizionale: il titano Prometeo (il cui nome significa «colui che riflette in anticipo») ruba il fuoco agli dèi per correggere l’errore di suo fratello Epimeteo (il cui nome significa «colui che riflette dopo»), che ha distribuito mezzi di difesa a tutti gli animali, lasciandone privo l’uomo; con il fuoco e le tecniche che ne derivano, gli uomini riescono a difendersi dalle belve, ma entrano anche in conflitto con gli altri, rischiando la reciproca distruzione.
La versione di Protagora aggiunge un epilogo che contiene un argomento a favore della democrazia: gli uomini ricevono allora da Zeus, la virtù politica; un dono così necessario alla sopravvivenza sociale dell’uomo da venir distribuito senza distinzioni a ogni individuo. Protagora sostiene dunque, attraverso il mito, che il diritto di parlare in assemblea è fondato su una capacità che appartiene all’uomo e che consente a ciascuno di contribuire con il suo giudizio al bene comune. Aggiunge poi che la disposizione iniziale viene coltivata dall’educazione perché diventi vera virtù politica, cosicché essa è il risultato congiunto di natura e insegnamento.