Solofra, il dramma della gestione dei pazienti psichici: il nostro familiare non è un aggressore

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SOLOFRA – Tutto il dramma della gestione dei pazienti psichiatrici dietro alla vicenda che stamattina ha registrato l’aggressione a Solofra di personale sanitario e i danni alla stessa ambulanza. Una vicenda in cui non è certo facile tratteggiare e identificare dove si trova la vittima e il carnefice. Anche perche’ quello di stamattina e’ l’epilogo di una storia iniziata da tempo e che nelle ultime 72 ore ha avuto un’accelerazione chiusa con il ricovero del quarantaquatrenne di Solofra. Proprio lui, per alcune ore apparso un po’ il “carnefice” di tutta la vicenda, in realtà, dal racconto consegnatoci dai suoi familiari, è invece la prima vittima di tutta questa vicenda.
LA RICOSTRUZIONE
Il quarantaquattrenne protagonista della mattinata di tensione domenica scorsa aveva avuto una crisi, visto che si tratta, come refertato e riconosciuto dalla stessa struttura ospedaliera ” di un noto paziente psichiatrico” ed era stato trasportato nella stessa giornata di domenica in Ospedale.
Il dolore al piede, che evidentemente si era fratturato, lo stato di grave agitazione però non avevano portato al suo ricovero. Quello che probabilmente lo stesso paziente ha sempre sollecitato, anche nella stessa mattinata di oggi. Per questo i suoi familiari hanno voluto chiarire bene i contorni della vicenda: “E’ assurdo che una persona malata- spiegano- che chiede di essere aiutata, non solo venga rifiutata, ma sia anche dipinta come un aggressore. Come è possibile che non ci si renda conto del fatto che un malato è vittima della sua malattia. Che colpa ha della sua malattia? Che colpa ha se, le persone che dovrebbero curarlo, invece, si rifiutano? Lui, senza cure, può fare del male a sé stesso e al prossimo e, ciò che è accaduto stamattina, ne è la dimostrazione”. E sulla ricostruzione della vicenda specifica hanno anche raccontato quello che è avvenuto: “Lui è stato affidato dal giudice al primario dell’Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC), un servizio ospedaliero dove vengono attuati trattamenti psichiatrici volontari ed obbligatori in condizioni di ricovero e, due giorni fa, aveva chiamato l’ambulanza perché – a causa di uno scompenso farmacologico – non stava bene. Il 118, dopo averlo preso, lo ha riportato a casa dopo mezz’ora. Noi ci siamo anche rivolti ai carabinieri, perché è assurdo dimettere un paziente in stato acuto, doveva assolutamente essere ospedalizzato. Nella giornata di ieri, presso il Comando dei Carabinieri, abbiamo depositato il referto medico e abbiamo dichiarato che, il suo male, era ancora in fase acuta e, quindi, rappresentava un rischio per sé stesso e per gli altri. Stamattina lui ha cercato di farsi di ricoverare ancora una volta. Il 118 è salito a casa, dai suoi genitori, cercando di capire cosa stesse succedendo. Nel frattanto, lui è sceso – consapevole del fatto che non volevano ricoverarlo – e ha sfogato questa frustrazione sull’ambulanza. Dopo il fatto è stato bloccato dai carabinieri. Quest’ultimi c’hanno contattato, noi siamo prontamente giunti e, in quel momento, è stato finalmente ricoverato presso la SPDC, dove si trova anche adesso. La verità è che i medici di Solofra si rifiutano di prenderlo in cura”