Si respirava meglio nel 1985. Rispetto al passato, infatti, studi dimostrano come siano raddoppiati i disturbi polmonari e come i livelli di smog e inquinamento abbiano subìto un progressivo e generale incremento.
Soprattutto quando si assiste a un lungo stazionamento dell’alta pressione sull’Italia, si accende ancor di più il discorso sullo smog e sui livelli di inquinamento atmosferico dal Nord al Sud della Penisola. Questo perché l’alta pressione, che con il trascorrere dei giorni invecchia, e in particolare la nebbia favoriscono il ristagno delle sostanze inquinanti nei bassi strati dell’atmosfera. Le polveri sottili rimangono dunque imprigionate faticando a disperdersi e incrementa il livello di smog.
A questo proposito, un’indagine di recente pubblicazione condotta dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ifc-Cnr) di Pisa, insieme all’Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare di Palermo e all’Università di Pisa e Verona, ha dimostrato come in Italia siano più che raddoppiate le patologie a carattere polmonare e che i rischi per chi vive in città siano maggiori rispetto a quelli di chi vive in zone suburbane.
Lo studio, pubblicato sulla rivista “Respiratory Medicine”, ha monitorato dal 1985 al 2011 oltre 3000 persone residenti a Pisa per indagare l’evoluzione della diffusione delle malattie respiratorie. I risultati dimostrano come gli attacchi d’asma siano passati dal 3,4% al 7,2%, la rinite allergica dal 16,2% al 37,4% e la broncopneumopatia cronica ostruttiva dal 2,1% al 6,8%. Dati analoghi a quelli di altri studi condotti a livello nazionale e in altri Paesi come la Svezia.
L’osservazione è stata svolta partendo da un campione di gruppi familiari scelto casualmente e poi estesa negli anni ai nuovi membri delle famiglie. Lo studio si è svolto lungo tre periodi, dal 1985 al 1988, dal 1991 al 1993 e dal 2009 al 2011. Ai volontari è stato chiesto di rispondere a un questionario, indicando i fattori di rischio a cui erano stati esposti e i disturbi relativi.
Ne è emerso che l’abitudine a fumare e l’esposizione lavorativa restano fra i maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di affezioni respiratorie, ma che anche il fattore urbano rappresenta un elemento determinante sia relativamente alle allergie, sia alle malattie croniche ostruttive.
Chi abita in un’area cittadina, infatti, ha riportato il 19% di rischio in più di soffrire di rinite allergica, il 14% in più di tosse, il 30% in più di catarro e il 54% in più di broncopneumopatia cronica ostruttiva rispetto a chi risiede in zone suburbane.
L’incremento dell’impatto delle malattie respiratorie sulla popolazione ricorda dunque di proteggerne dal rischio soprattutto le fasce più deboli, come bambini e over 70, ma che alcuni accorgimenti sarebbero utili per tutti. Tra quelli possibili, evitare esposizioni prolungate all’aria aperta urbana nelle ore di maggiore traffico, far arieggiare casa in orario serale-notturno (temperature permettendo), praticare sport aerobico, consumare cibi ricchi di proprietà antiossidanti, frutta e verdura.