Si muore più per i selfie che per gli attacchi di squalo

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I selfie uccidono più degli squali. Singolare statistica riportata da Mashable, un sito web d’attualità statunitense in forma di blog, che ha stilato la classifica, in percentuale, delle principali modalità di morte del 2015. Ebbene dal conteggio è uscito fuori che da inizio anno sono state ben 12 le morti per selfie, mentre gli squali hanno attaccato ed ucciso, quest’anno, soltanto 8 persone.

L’ultimo a cui è stata fatale la mania di scattarsi foto con il telefonino è stato un turista giapponese 66enne precipitato, da non si è capito bene quali scale, tentando di fotografare lo spettacolare Taj Mahl ad Agra, in India. Al pensionato nipponico si sommano altri undici individui, le cause oltre a cadute da grattacieli, sono state autoscatti con animali selvatici attorno oppure sui binari del treno.

Addirittura diversi governi ed amministrazioni, tra cui quello russo, hanno pensato di lanciare una campagna di sensibilizzazione sugli autoscatti in situazioni pericolose, con tanto di cartelli, recinzioni e lezioni all’interno delle scuole. Il fenomeno si sta allargando paurosamente, a Yellowstone, in California, è stato fissato il primo cartello “no selfie zone”.

Safe selfie. Pensare che appena nel 2013 selfie è stata eletta parola dell’anno, un fenomeno che ha contagiato tutti a partire dai vip, che ora hanno pensato bene di precedere quelle sei lettere con un’altra parola inglese, ovvero safe (sicurezza). Il richiamo è quello di non far risucchiare la propria attenzione dal display dello smartphone, tanto da dimenticare il mondo attorno, come se una foto suggestiva potesse valere più della nostra stessa esistenza.

Una delle morti più tragiche dovute all’autoscatto killer fu quella di uno spagnolo, che nell’intento di immortalarsi con un toro nell’annuale corsa a Villaseca de la Sagra, venne incornato dal bovino stesso.

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