Si lancio’ nel vuoto per sfuggire al rogo nel Centro di Accoglienza e mori’ dopo mesi: tre a processo

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PRATA PRINCIPATO ULTRA – Ci sara’ il processo nei confronti di tre indagati per incendio colposo, lesioni colpose e omicidio colposo per la morte di un venticinquenne gambiano lanciatosi dal primo piano di un centro di accoglienza nella zona di Tavernanova di Prata il 30 dicembre del 2021 per sfuggire alle fiamme che avevano invaso i locali della struttura. Tutti e tre davanti al Gup del Tribunale di Avellino Francesca Spella per rispondere di omicidio colposo per la morte di Njie Kabiro che era deceduto il 27 marzo successivo al Moscati di Avellino, dove era stato ricoverato proprio la sera del 30 dicembre del 2021 per le lesioni riportate nel corso dell’incendio in seguito al volo di diversi metri dal primo piano delle struttura nel tentativo di sottrarsi alle fiamme. Accusa alla quale si aggiungono quella di lesioni colpose nei confronti di un operatore che era rimasto intossicato nel corso dello stesso incendio. Il pm che ha coordinato le indagini dei Carabineri, il sostituto Fabio Massimo Del Mauro, aveva chiesto il processo per tutti e tre. Gli indagati erano difesi dagli avvocati Felice Bianco del Foro di Napoli Nord e Nicola D’Archi. Il processo partira’ il prossimo 10 aprile davanti al giudice monocratico di Avellino.

LE ACCUSE

A processo la responsabile della coop dal 2015 al 2021, perche’ avrebbe violato gli obblighi di controllo derivanti dalla sua carica e, in violazione degli impegni specificamente assunti dalla cooperativa che gestiva la struttura di accoglienza. Alla legale rappresentante viene contestato In primis per aver usato all’interno del predetto Centro accoglienza suppelletili ed arredi non dotati di effettiva capacità ignifuga; segnatamente, non avendo predisposto controlli per prevenire gli incendi con particolare riferimento alla collocazione di un consistente numero di materassi privi di etichetta di omologazione e come tali non in possesso del requisito di reazione al fuoco ad ogni modo, di materassi risultati, agli accertamenti effettuati, non ignifughi. Ma anche per non aver segnalato al suo successore alla carica di guida della coop la situazione di rischio che si era creata. A processo anche M.C, legale rappresentante dal 30 settembre 2021 della coop di Giugliano che gestiva il Centro di Accoglienza di Tavernanova. Anche a lui vengono contestate una serie di violazioni connesse all’ ipotesi di incendio colposo. A partire dalla circostanza di non avere eseguito, come previsto dall’art. 87 co.2 lett.e) D.L.gs.09/04/2008 n.81, una valutazione del rischio elettrico per poter conseguentemente adottare le misure necessarie affinchè i lavoratori potessero salvaguardarsi dai rischi di natura elettrica connessi all’impiego dei materiali e delle apparecchiature messe a loro disposizione; in particolare, , non impedendo l’uso, all’interno dei locali del Centro accoglienza, di dispositivi elettrici pericolosi; non aver designato, un numero sufficiente di lavoratori addetti alla prevenzione incendi, antincendio e gestione delle emergenze e non predisponendo la loro presenza al momento dell’incendio per la gestione dell’emergenza; Non avere adottato idonee misure per prevenire gli incendi con particolare riferimento alla collocazione di un consistente numero di materassi privi di etichetta di omologazione e come tali non in possesso del requisito di reazione al fuoco, omettendo comunque di verificare la qualità reale di suppellettili ed arredi in particolare, dei materassi) già presenti all’interno dei locali del Centro, a cui si aggiuge il fatto di “non aver dimostrato di aver sottoposto a verifica periodica quinquennale l’impianto elettrico di messa a terra. Per il responsabile antincendio della struttura per la cooperativa, la contestazione e’ quella di non avere adottato, come previsto dall’art. 55 co.5 lett. c) del D.Lgs.09/04/2008 n.81, idonee misure per prevenire gli incendi con particolare riferimento alla collocazione di un consistente numero di materassi privi di etichetta di omologazione e come tali non in possesso del requisito di reazione al fuoco Classe e, ad ogni modo, di materassi risultati, agli accertamenti effettuati, non ignifiughi; non avendo garantito-programmato predisposto con l’organizzazione dei turni di lavoro, almomento đell’incendio per la gestione dell’ emergenza, la presenza dei lavoratori riportati nel piano di evacuazione. Saranno parte civile nel processo il fratello della vittima, su cui la difesa ha posto anche una eccezione (legata alla certezza che si trattasse di un congiunto) rappresentato dall’avvocato Giuseppe Giammarino e l’addetto rimasto intossicato, difeso dall’avvocato Guido Chiusano.