Quello che sta per concludersi è stato un anno fortunato per l’artista avellinese Edoardo Iaccheo, reduce dal successo ottenuto nella Repubblica Coreana dove ha partecipato al Festival Internazionale d’Arte “Peace & Love”, presso il Museo Chosunilbo di Seoul in Corea del Sud, invitato da Bosuk Lee, presidente della WCAA, associazione mondiale della cultura.
Solo l’ultimo di una serie di inviti internazionali, dopo esser stato a Volos (Grecia) nel 2015, a Niebylec (Polonia) nel 2016, in primavera a Sofia (Bulgaria) e naturalmente nella sua seconda patria, Atene (Grecia) che ogni anno ospita le sue opere.
Viaggiare secondo Iaccheo vuol dire “conoscere realtà nuove, interagire con un popoli diversi, ampliare la propria cultura e visitare musei e soprattutto teatri”, a cui da sempre è fortemente legato dopo anni di formazione e di allestimenti su diversi palcoscenici d’Italia. Tra le tante esperienze come scenografo, la partecipazione al Gruppo “Titta Zarro” di Latina, la collaborazione con il M° Lino Brunelli presso il Teatro Romano di Verona e come attrezzista scenico nel Teatro Laboratorio diretto dal regista Ezio Maria Caserta.
“L’esperienza teatrale è stata determinante nel mio percorso artistico. Grazie al teatro sono arrivato alla scoperta della percezione personale del reale, del mondo che ci circonda. Dal teatro nascono tutte le arti : la scultura, la pittura, la scenografia, la danza, la recitazione. Il teatro è tutto, è una scuola di vita, insegna tante cose ma soprattutto a riflettere, meditare e operare con puntualità e metodo”.
Il maestro Iaccheo ha fatto del teatro un motivo d’ispirazione dei suoi quadri, soprattutto di una sua recente produzione, caratterizzata da eventi del passato e del presente, evidenziata da una forte drammaticità e da una segnica caricata e curata nei minimi dettagli.
Iaccheo ha assistito con dispiacere all’agonia del Teatro Gesualdo di Avellino e alla mancata programmazione della stagione 2017/2018 e da frequentatore di diversi teatri propone alcune idee per la gestione di un teatro di provincia: “Io desidero tanto che almeno il 20% degli spettacoli di ogni sala teatrale sia destinato alle compagnie e ai gruppi locali , più di tutti in grado di offrire una percezione della vita più reale, più credibile, più vera. Il pubblico è stanco dei troppi comici e delle tante trasmissioni che oggi riempiono i palinsesti teatrali. Manca in molti spettacoli, la capacità di stupirsi, di catalizzare, di stimolare lo spettare, di scuotere la sua coscienze. Dopo lo spettacolo, viene a mancare quella condizione che permette allo spettatore di tornare a casa e continuare a sognare. Con il teatro e la cultura occorre risvegliare il sentimento di appartenenza al territorio, alle tradizioni e ai costumi locali. Il mio modello ideale di teatro è una sala con gente entusiasta, partecipe, col pubblico in piedi che s’emoziona e impara qualcosa nello stesso tempo “.
Sull’idea di come si amministra un teatro aggiunge: “Non deve essere la politica a gestirlo. La gestione politica deve essere negata. Occorrono manager, nominati tramite concorso, come accade per i musei e fare dei nostri teatri, delle imprese di cultura e d’arte”.
Le sue opere, spesso di argomento storico o di attualità, mettono al centro della scena l’uomo, la sua fragilità e la sua interiorità. La sua pittura è il teatro dell’esistenza, dell’identità, dell’isolamento, dell’estraneità, del coraggio, della lotta per la vita.
Alda Merini, Franz Kafka, Pablo Neruda sono alcuni dei protagonisti dei suoi quadri che raccontano non solo personaggi illustri ma anche le pagine di storia più drammatiche della storia come il disastro di Fukushima, la persecuzione degli ebrei e la guerra in Vietnam. Nel 2012 ha ricordato la figura del principe Carlo Gesualdo con una quindicina di opere.