Segregata in casa ad Aiello, mamma e fratello chiedono l’abbreviato per le accuse di violenze sessuali

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AIELLO- La Procura vuole il giudizio immediato per madre e figlio accusati di concorso in violenza sessuale ai danni della loro figlia e sorella sequestrata in casa per almeno tre anni.

Una richiesta accolta dal Gip Francesca Spella per cui però la difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Bonaiuto, ha avanzato richiesta di giudizio abbreviato condizionato (ad una perizia psichiatrica per i due imputati) e così il prossimo 20 giugno, davanti al Gup del Tribunale di Avellino Paolo Cassano sarà deciso se Maria Guariello, la mamma carceriera di Aiello e il figlio Domenico (arrestato da dicembre scorso per gli atti sessuali) saranno giudicati o meno con l’abbreviato.

Come è noto, oltre alla tortura e al sequestro di persona cui era stata sottoposta per anni, vi è anche la più grave ombra di un incesto dentro le mura della casa di Aiello dove la ragazza era stata liberata solo grazie all’intervento dei Carabinieri della Compagnia di Solofra il 23 aprile 2022; atti sessuali che con il consenso della madre carceriera, la vittima avrebbe subito dal fratello ventunenne e da un altro minorenne. Il giovane avrebbe tentato di abusare della sorella quando era legata.

D’Amore l’avrebbe fatto in più occasioni e anche in presenza della madre. Le violenze sessuali non si sarebbero consumate per la resistenza della ragazza. Oltre al ventunenne, infine, risulta indagato per lo stesso reato anche un fratello minorenne (per cui si procede separatamente).

Stando al racconto delle vittime, la ventunenne segregata per circa tre anni e la sorella diciottenne, i due fratelli le avrebbero costrette a subire atti sessuali. In particolare, approfittando dello stato di segregazione della sorella – chiusa all’interno della camera da letto della madre, legata al letto con catene, chiuse con lucchetti, ai polsi ed alle caviglie – in plurime occasioni si portavano all’interno della camera e toccavano la sorella sulle parti intime, ingiuriandola e umiliandola in ogni modo e facendosi a loro volta toccare le parti intime e tentando di consumare rapporti sessuali completi. A quel punto, la sorella, sbatteva la testa sul materasso per spaventarli.

Ma non è tutto, in plurime occasioni toccavano le gambe ed il sedere anche dell’altra sorella, tentando di toccarle anche le parti intime e non riuscendovi per la reazione della ragazza che, divincolandosi li allontanava. La stessa madre avrebbe incitato i figli ad abusare della sorella, dicendo loro “Quella è una put***, meglio prima i fratelli”.

ARCHIVIATE LE ACCUSE DI ABUSI SULLA SORELLA MINORE
Nello stesso procedimento era stato anche contestato il grave reato ai danni di una minore di 13 anni, un’altra sorella. La vicenda però sarebbe stata stralciata e archiviata in seguito alla definizione dell’incidente probatorio disposto dal Gip, quello da cui non sono emersi ricordi o prove che riscontrassero quanto raccontato dalle due vittime. Per cui nessuna accusa su questo ulteriore grave profilo.

LA SENTENZA
A febbraio era stata celebrata l’udienza per la discussione del giudizio abbreviato richiesto dagli imputati Guarriello Maria e D’Amore Giuseppe, che dovevano rispondere dei reati di tortura, maltrattamenti in famiglia (ai danni delle figlie maggiorenni – vittime di violenza diretta – e dei figli minorenni – vittime di violenza assistita), sequestro di persona, lesioni gravi e gravissime ed istigazione al suicidio ai danni della figlia convivente, ancora oggi collocata in una comunità protetta unitamente alla sorella.

Agli imputati, all’esito degli approfondimenti investigativi svolti dopo l’esecuzione della misura cautelare, sono stati contestati anche il reato di tortura e lesioni gravissime per aver sottoposto la figlia ad un trattamento disumano e degradante, e per aver agito con crudeltà nei confronti della medesima.

In particolare, al padre è stato contestato il concorso omissivo in quanto, pur nella consapevolezza delle condizioni in cui versava la figlia che aveva l’obbligo giuridico di tutelare, ometteva qualsiasi intervento a tutela della stessa. La Procura aveva richiesto la condanna alla pena finale di 16 anni per la Guarriello e 14 anni per il D’Amore, oltre alle pene accessorie.

Il GUP, all’esito della camera di consiglio, aveva condannato Guarriello Maria alla pena di anni 14 di reclusione e D’Amore Giuseppe alla pena di anni 12 reclusione, oltre alle pene accessorie. I due coniugi erano difesi dall’avvocato Francesco Bonaiuto, le parti offese, la ragazza vittima delle torture, dall’avvocato Antonietta De Angelis.