“Se fossi andato a lavoro un’ora dopo sarei morto”, il dramma vissuto a Bruxelles dall’irpino Alfonso

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Si susseguono le testimonianze di irpini che stamane hanno vissuto il dramma dell’attentato di Bruxelles. Dopo i racconti  di Alessandro Nicotera e Maddalena Masucci, Alfonso Carpenito, di origine irpina ed impiegato presso la Comunità europea da 38 anni, consegna ad Irpinianews la cronaca di una mattinata vissuta nel terrore.

“Secondo quanto affermato dal ministro Maggie De Block, ci sono ancora diverse persone ancora bloccate alla stazione della metropolitana di Maelbeek. La fermata dista soli 300 metri dalla comunità europea, prendo quella metro ogni giorno e per fortuna ho l’abitudine di uscire presto la mattina e di arrivare in ufficio in anticipo. E’ chiaro che sarei potuto trovarmi io al posto di quelle povere persone decedute, se non è accaduto è stato solo per gli strani disegni del destino.”

In tarda mattinata l’Isis ha rivendicato la paternità degli attentati che hanno causato finora 34 morti. La capitale europea, dove quattro giorni fa è stato arrestato l’ultimo degli attentatori di Parigi, Salah Abdeslam, che stava pianificando nuovi attacchi, è blindata e paralizzata. C’è l’esercito in strada e il traffico è fermo per permettere il passaggio delle ambulanze. La metropolitana è chiusa e anche la stazione centrale, come l’aeroporto, è stata evacuata. Davanti alla sede della Commissione europea ci sono mezzi militari e soldati. Il livello di allerta in tutto il Paese è stato elevato a 4, il massimo.

“Ero in ufficio quando abbiamo sentito il botto e ci siamo chiesti cosa fosse successo. Siamo rimasti chiusi lì dentro per molto tempo, è stata una mattinata di paura e terrore. In città c’è tanta confusione e caos.”

Alfonso evidenzia come l’aria che si respirava negli ultimi giorni non fosse per niente tranquilla:

“Tutti dicevano che prima o poi doveva succedere qualcosa. C’era questa strana sensazione di incertezza. Alla fine è accaduto e credo non sia finita qui.”

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