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Scuole, Todisco: “Fuori luogo l’idea dei container”

Di seguito la nota di Francesco Todisco sulla questione legata alla sicurezza degli edifici scolastici:

“In occasione del 37esimo anniversario del terremoto dell’Irpinia ci ritroviamo a fare i conti con il problema della sicurezza degli edifici. Nella fattispecie, gli edifici scolastici che la magistratura, ormai in maniera costante, è costretta a mettere sotto sequestro a causa delle condizioni in cui versano. Particolarmente delicata è la questione del liceo scientifico «P.S. Mancini», istituto al quale sono legato anche umanamente per averlo frequentato, con i suoi 1200 alunni dislocati in sei differenti plessi che, fino ad oggi, hanno già perso settimane di lezioni.

Tutti gli studenti hanno diritto di frequentare scuole sicure senza alcuna distinzione. Una precisazione che può apparire superflua ma che non lo è nella testa di tutti. Certo, nell’immediato, è necessario individuare una soluzione transitoria, per cui si può anche accettare l’attuale dislocamento degli studenti, ma non bisogna dimenticare che questa ha senso solo a patto che vi siano certezze sul futuro della struttura. Una soluzione transitoria diventa accettabile e autorevole se c’è una prospettiva degna di questo nome. In caso contrario, si tratterebbe di un salto nel buio, l’ennesimo, i cui esiti, potenzialmente drammatici in termini scolastici, sono incalcolabili. Naturalmente, occorrono soluzioni ragionate e in grado di dare risposte di lungo respiro, ma quello che proprio non si può fare è immaginare di affrontare un’emergenza istituzionalizzandola.

Ed è per questa ragione che trovo incomprensibile e fuori luogo la proposta di collocare in città dei container per ospitare gli studenti, proprio come accadde 37 anni fa. Così facendo, infatti, daremmo due segnali sbagliati: il primo relativo all’incapacità di risolvere il problema, il secondo, invece, riferito alla possibilità di trasformare una soluzione emergenziale in qualcosa di duraturo. Il liceo «Mancini» necessita di interventi, questi vanno programmati e calendarizzati: se oggi si chiede un sacrificio all’intera comunità scolastica, si faccia in modo che questo non sia vano e che esso sia rivolto alla realizzazione di una strategia vera di messa in sicurezza degli edifici scolastici. Il reciproco sapersi ascoltare e confrontarsi è l’elemento essenziale che fa vivere il rapporto fra le istituzioni. La convocazione di una riunione con gli enti coinvolti ha senso se si esce dalla logica dell’emergenza e si entra in quella della dignità della progettazione. Altrimenti i ricordi restano tali e non insegnano nulla. Trentasette anni sono trascorsi e la lezione della memoria non può restare vana.”

 

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