Riportiamo la nota congiunta redatta da Maria Rusolo, presidente Eudem Avellino, Giovanni Bove, membro assemblea Regionale PD, e Gaetano Alvino, dirigente PD.
Tutto è finito, come nella migliore delle cose in salsa avellinese, con una grande figuraccia e con un nulla di fatto. Il congresso, da consumarsi sotto il sole cocente di luglio, un po’ prima del concertone, pare sia scongiurato ed a noi iscritti del Partito Democratico non resta che l’amarezza per una partita giocata malissimo, in totale dispregio di regole statutarie e dell’interesse di quella comunità che è la linfa vitale di questo partito. Ancora una volta i politici nostrani e la Segreteria Regionale hanno dimostrato di essere politicamente inadeguati, di non aver alcun rispetto e soprattutto di non aver capito che la gente si aspetta delle risposte dal Partito Democratico che vanno bene aldilà dei biechi interessi personali.
Come è possibile rimanere fermi ed immutabili dinanzi alla debacle dei ballottaggi delle amministrative di domenica nel nostro Paese.
Come è possibile che il Partito Democratico nato per essere casa comune del Centro-Sinistra, casa degli ultimi, degli emarginati, dei disoccupati e degli inoccupati, nato per dare risposte e soluzioni che vadano oltre ed aldilà delle logiche spartitorie, non riesca a fermarsi un attimo per analizzare quanto accaduto nelle città piccole e grandi della nostra Italia, che cresce economicamente meno degli altri Paesi Europei, e che sembra non riuscire ad investire e ad esaltare le proprie risorse. Il voto di domenica non può e non deve essere sottovalutato, perdiamo, e non possiamo raccontarcela diversamente, il dato è oggettivo e sotto gli occhi di tutti. Perdiamo nelle città che storicamente hanno vissuto la nostra cultura di sinistra, perché abbiamo amministrato negli ultimi anni poco e male. Abbiamo sottovalutato l’elettorato ed i cittadini, che sono stanchi di essere invasi dalle nostre battaglie interne e che non riconoscono più in noi la capacità di guidare i cambiamenti, di rispondere alle esigenze dei giovani e delle classe sociali più deboli, che non riconoscono in noi la capacità di offrire servizi, di garantire legalità e trasparenza nella Pubblica Amministrazione, di offrire scuole sicure e strade pulite, ambiente salubre, salute e benessere. In questo scenario di macerie in cui perdiamo città come Sesto San Giovanni, in cui gli altri si organizzano intorno a stereotipi culturali, alimentando le paure degli Italiani, inneggiando ad emarginare ed a chiudere i confini rinnegando l’accoglienza, e cancellando diritti, i piccoli politici che ci rappresentano hanno avuto il coraggio di tenere in piedi l’ipotesi di celebrare una miseria di Congresso, senza nessun tipo di discussione, senza nessun tipo di confronto con i territori e con i circoli, convinti che il popolo del Partito Democratico non sia altro che un gregge di pecore pronto a seguire il richiamo del Pastore che indica la rotta.
Il Partito Democratico della nostra città continua nella sua fetida battaglia di accaparramento delle posizioni , fondamentali per gli scenari futuri delle politiche e delle amministrative. Nessuna voce di commento, nulla che sia politica riesce mai a scalfire quelli che ormai sembrano i personaggi minori della Commedia dell’arte. E quando tutto si conclude come oggi con un ALT perentorio, noi ci aspetteremmo una reazione forte e vigorosa che metta finalmente in discussione gli schemi esistenti fino a questo momento. Ci aspetteremmo un sussulto d’orgoglio da parte di quei dirigenti e di quegli iscritti che non condividono e che esigono che la democrazia e la trasparenza possano essere nuovamente parte integrante del nostro percorso. Ci aspetteremmo la responsabilità da parte di chi ha condotto il partito a questo stato comatoso da malato terminale. Ed invece tutto continua inesorabilmente a tacere. Tutto resta immobile ed immutato. Un errore terribile che ci costerà molto di più di qualche poltrona negli enti, ci costerà con ogni probabilità la città ed il Paese. Fermiamoci a riflettere finchè siamo ancora in tempi.
Ora è il momento del riscatto o cari miei del “ Doman non v’è certezza”.