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Scompenso cardiaco, convegno alla Santa Rita

Dopo il successo delle recenti iniziative di approfondimento scientifico che hanno richiamato alla Casa di Cura Santa Rita un folto parterre di luminari di fama nazionale – come di recente il prof. Enzo Andorno, trapiantologo dell’Università di Genova, intervenuto al convegno sui “Tumori primitivi del fegato” organizzato dal prof. Gaetano Iaquinto – e tanti medici di base si preparano iniziative per il mese di maggio. La prima, fissata per venerdì 9 maggio alle ore 18, è dedicata specialmente ai medici di base ma anche a chi sia interessato al tema dell’aritmia cardiaca. “Aritmia cardiaca. Nuove frontiere terapeutiche” è, infatti, il titolo del convegno che sarà aperto dal saluto della prof Virginia Mazzon Taccone, resp. Qualità e Personale, e dal dott. Maurizio Guerrini, coordinatore generale della Santa Rita. Due le relazioni in programma. Inizia la dott. Antonietta Gialanella, cardiologa, che interverrà su “Aritmie cardiache: diagnosi e terapie”; a seguire l’aritmologo dott. Giuseppe De Fabrizio che si soffermerà su “Aritmie cardiache: nuove frontiere terapeutiche”. Affanno, fatica anche nel compiere semplici azioni come camminare o allacciarsi le scarpe, sono alcuni dei segnali che possono indurre a sospettare l’aritmia cardiaca che altro non è se non l’alterazione del normale ritmo cardiaco. Tale ritmo è normale quando, a riposo, è compreso tra i sessanta e i 100 battiti il minuto; quando non è così si può avere l’alloritmia (irregolarità uniforme e continuata del battito e del polso) o l’aritmia che, invece, è irregolare. Entrambe le irregolarità si accertano con esami strumentali come l’elettrocardiogramma, l’ecocardiogramma o l’Holter che realizza un monitoraggio continuato nel tempo (24/48 ore). Già da qualche tempo alla Casa di Cura Santa Rita si utilizza la metodica mininvasiva dell’ablazione trans catetere dell’aritmia; tale metodica si esegue nel laboratorio di elettrofisiologia cardiaca in associazione a uno studio elettrofisiologico del cuore. L’intervento si esegue introducendo un catetere per via percutanea attraverso l’arteria femorale o giugulare interna. La punta di questo catetere, detto appunto “catetere ablatore”, è posta in precise localizzazioni nelle cavità cardiache per somministrare una stimolazione elettrica al miocardio e verificarne le reazioni e le eventuali aritmie. In caso di aritmia, sempre attraverso il catetere si fa passare una corrente elettrica a radiofrequenza che, riscaldandone la punta metallica, provoca la distruzione del tessuto miocardico patogeno responsabile della causazione o del mantenimento dell’aritmia. I tessuti circostanti sani restano indenni dalla procedura e il cuore può tornare a funzionare normalmente.

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