Scandalo alloggi ad Avellino, quando Franco denunciò la corruzione e il malaffare

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L’arresto dei due dipendenti pubblici del Comune di Avellino è solo la punta dell’iceberg dello scandalo alloggiopoli, ormai esploso in tutta la sua veemenza nella città capoluogo.

Episodi che preoccupano e indignano, vicende intrise di una miseria etica che gettano intorno nient’altro che dolore e assenza di speranza.

L’elenco delle preoccupazioni e delle urgenze che i provvedimenti si porteranno dietro è lungo, ma su tutte spicca la questione morale e il dilagare della corruzione.

Il capo della Procura di Avellino Rosario Cantelmo non ha avuto remore nel parlare di “… squallore morale”, di trame inquinate ed inquinanti messe in atto da consorterie contro le quali occorre oggi intervenire senza reticenze o incertezze di sorta.

La questione degli abusivi negli alloggi popolari, le prime denunce sul presunto malaffare sussistente nelle assegnazioni degli appartamenti affonda le proprie radici diversi anni fa.

Franco De Feo
Franco De Feo

Era la primavera del 2009 quando il compianto Franco De Feo, prima come segretario dell’Uniat e poi come numero uno della Uil, denunciava apertamente all’opinione pubblica e alle forze dell’ordine la presenza di una “… regia occulta” dietro il meccanismo delle assegnazioni e di più, di “… compensi corrisposti pro manibus” e di possibili infiltrazioni malavitose.

L’anno successivo cominciarono poi i primi sgomberi degli abusivi ad Avellino.

Due anni più tardi e per ultimo lo scorso anno, le parole di De Feo ebbero eco nelle dichiarazioni-denuncia di alcuni dei responsabili politici che si sono succeduti a Palazzo di Città.

Nonostante tutto questo, qualcosa è mancato.

Se lo scambio di mazzette è andato avanti dal 2009 in pratica sino ad oggi (ovvero sette mesi fa, fino all’auto/eterodenuncia dell’occupante abusivo), nessuno ha mai dato veramente a chi di dovere spiegazioni in merito.

Rosario Cantelmo
Rosario Cantelmo

Di qui la dura reprimenda di Cantelmo a commento della vicenda: “Nessuno osi appendersi medaglie al petto perché in precedenza, benché lo scambio di danaro in cambio delle chiavi degli alloggi popolari fosse avvenuto all’interno del Comune, nessuno aveva mai detto nulla”.

La Magistratura farà il suo corso e, siamo certi, confidando nel lavoro dei pm di Avellino, questo avverrà nel più breve tempo possibile.

La reazione morale dei cittadini di Avellino, la vitalità dei principi sui quali si fonda la nostra democrazia dovranno invece rappresentare i più validi anticorpi che permetteranno agli avellinesi di uscire presto da questa triste vicenda.

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