Regione – Scabec e altre società gemelle. Composizione societaria: 49% ai privati, 51% alla Regione. Principali soci di minoranza: Electa Mondatori, Fiore costruzioni, Pacifico, Nuova Lince. Attività: vigilanza, gestione delle mostre, cura dei cataloghi, servizi per i visitatori. Amministratore delegato: Giovanna Barni, Siti di competenza: Campi flegrei, Capri, Paestum, Musei di Napoli, Certosa di Padula, Museo Narrante di Foce Sele, Atripalda, Mirabella Eclano. Ovvero le società che affiancano la pubblica amministrazione a vario titolo e con vari committenti per la gestione dei siti d’arte e di archeologia fra i più belli, preziosi e ricchi del mondo, quelli della Campania. “Troppo costose”, è la denuncia partita da Tommaso Pellegrino, segretario regionale dei Verdi che mette sotto accusa “… il metodo del proliferare di società che si affollano attorno al malato senza che il medico si sia pronunciato sulla terapia”. Il risultato di questo sistema sarebbe “una gara scoordinata, poco economica e non risolutiva. Con la beffa che i lavoratori precari, a volte imbarcati nell’impresa, non vengono stabilizzati pur costando di più che se fossero assunti dallo Stato”. Nel lungo elenco Scabec è l’ultima arrivata ed è una società in grado di offrire, come le altre, servizi ai siti d’arte. Peraltro è oggetto di una convenzione che il Ministro Rutelli ha bloccato per un ripensamento. Ripensamento che per Nicola Spinosa, soprintendente al polo museale napoletano, appare opportuno. È proprio lui, infatti, a portare alla luce il clone di Scabec: il suo nome è Civita e fino al 2009 gestirà le mostre della Campania. La società, secondo quanto spiegato dallo stesso Spinosa, ha vinto una gara e dal 2009 in poi Scabec, per succedergli, dovrebbe a sua volta vincere ad una gara europea. Nella Scabec inoltre sono comprese imprese edili. A questo punto sorge l’interrogativo: cosa dovrebbero fare nei siti senza gare di appalto o senza il parere delle Soprintendenze?. Anche Riccardo Villari, parlamentare della Margherita, segue la stessa linea e incalza sul fattore della poca chiarezza nel metodo. Diverso il parere di Antonio Martusciello, che sembra aver già individuato l’esatto compito della società: “finirà per sostituirsi al dicastero di Rutelli con una forzatura”.
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