Irpinianews.it

Savignano – Scatta la tensione per le ecoballe – Vertice in Prefettura

Avellino – Ecoballe a Savignano Irpino. Tutto il materiale che quotidianamente scaturisce dalla lavorazione del Cdr irpino sarà direttamente dirottato verso il comune della Valle del Cervaro. Una decisione, forse irrevocabile, scaturita dall’incontro partenopeo del commissario straordinario Corrado Catenacci. Dunque, un vero e proprio cambiamento. Non si tratta più, infatti, come era stato annunciato nei mesi scorsi, di risanare morfologicamente la cava dismessa di località Ischia apportando fos e sovvalli a norma. Ora si parla di sito stoccaggio. Dunque, sembra proprio il caso di dire che non c’è mai fine al peggio. A individuare e scegliere i siti è stato, ancora una volta, il Commissariato, sebbene siano stati chiesti suggerimenti e indicazioni a Province e Comuni. Il commissario Corrado Catenacci aveva inviato nei mesi scorsi una lettera a presidenti e sindaci per sollecitarli a collaborare, ma non ha avuto risposta. Preso atto della sorta di ‘inadempienza’ è corso ai ripari. Così, nell’ambito di una serie di proposte individuate dai tecnici, ha indicato i suoli alla Fibe, la società di gestione dello smaltimento e costruttrice dei sette Cdr in funzione e dei due termovalorizzatori previsti. È la Fibe, infatti, che per contratto con la Regione, deve gestire gli stoccaggi delle sue balle destinate a bruciare nei termovalorizzatori per farne energia elettrica. E la protesta, messa in campo dagli abitanti del territorio del Cervaro, stretti in un abbraccio di solidarietà con i rappresentanti dei limitrofi comuni pugliesi, non avrà seguito. O meglio, non avrà il seguito previsto. Se in passato si alzavano le barricate per rimarcare la contrarietà al risanamento morfologico, d’ora in poi si dovrà puntare l’indice contro una situazione di portata ben più ampia. Una presa di posizione scaturita a causa della mancanza di siti dove poter procedere allo stoccaggio delle ecoballe. Savignano, dunque, affila le armi. Incontri incessanti e febbrili hanno animato il comune all’indomani dell’ufficializzazione della notizia. Ancora una volta e sempre con maggiore forza Savignano dice ‘no’. E si prepara a scendere in campo per quella che si presenta come una manifestazione dai toni ben più forti rispetto a quelli assunti durante l’assedio dello scorso 16 dicembre, quando ancora, forse in tempi che ad oggi potrebbero essere considerati migliori, si parlava di località Ischia come sito per ospitare fos e sovvalli a norma. Tutto è già predisposto: domenica, almeno ufficialmente, cittadini ed istituzioni si incontreranno ancora una volta presso l’antica fornace ai confini del paese. Ma ciò non toglie che la ‘sorpresa’ possa arrivare addirittura prima. L’obiettivo – e considerati i precedenti sicuramente andrà in porto – è quello di bloccare sia il tratto ferroviario che quello stradale da Ariano Irpino fino alla città di Foggia. Questa volta, però, a differenza del passato, il ‘nemico’ è cambiato. Non si lotta più contro un ipotetico fantasma uscito dalle silenziose aule di Palazzo Caracciolo ma contro un gigante partenopeo che, almeno per il momento, non manifesta in alcun modo di voler fare dietro front. Anche se il primo cittadino, Oreste Ciasullo, non sembra pensarla allo stesso modo. Malcelato, infatti, appare l’astio nei confronti della Presidente, che a suo tempo “non aveva preso in considerazione il fatto che la cava dismessa non fosse idonea ad ospitare fos e sovvalli”. Ma il vero problema non riguarda soltanto gli stoccaggi. In prospettiva c’è anche il problema delle discariche per frazione organica e altri scarti di Cdr, indispensabili per fare andare avanti il sistema di smaltimento anche se dovesse cambiare il piano rifiuti, come probabilmente si annuncerà oggi. Si parla infatti di piano di provincializzazione proprio al fine di distribuire meglio le competenze a livello regionale. E proprio di questo si discuterà questa mattina. Un vertice, alle 10.30 presso l’ex Caserma Litto, con i presidenti dei Consorzi di Smaltimento Rifiuti della provincia di Avellino, Raffaele Spagnuolo e Vincenzo Sirignano. Insieme a loro l’assessore provinciale all’Ambiente Bruno Fierro, l’assessore all’Ambiente del Comune di Avellino, Antonio Spina. Inutile ribadire l’allarmismo e la preoccupazione che regna tra gli organi competenti. I dati sono fin troppo chiari: 7mila 500 tonnellate di rifiuti giornalieri mettono quotidianamente in ginocchio l’Irpinia. Campo Genova, l’area avellinese individuata per lo stoccaggio provvisorio, avrà una ‘resistenza’ di pochi giorni. Insomma, non si tratta più di semplice allarmismo… il caos che circonda la questione rifiuti ora ha un nome: emergenza. Un’emergenza annosa che acquista di giorno in giorno connotati sempre più negativi. Un baratro nato anche per la ‘mancata collaborazione’ da parte dei cittadini rispetto ad un problema che in un modo o nell’altro deve pur essere risolto. La raccolta differenziata, metodo continuamente decantato per arginare il problema, con queste premesse non basta davvero più. Nessuno ambisce ad avere sul proprio territorio quel ‘problema che può trasformarsi in risorsa’. Nessuno sembra a favore della politica della termovalorizzazione. Nessuno vuole cassonetti stracolmi. Nessuno, però, riesce a trovare una soluzione alternativa né a rendersi disponibile ad accettare un compromesso che, a parere dei più, costa davvero caro. Fatto sta che ad oggi le piazzole per il deposito delle balle Cdr sono state già predisposte, così come le apparecchiature per il monitoraggio ambientale e la sicurezza. Le operazioni si sono svolte nel massimo riserbo e con grande celerità, come indicato dal Commissariato, che sembra ormai pronto, come c’era da aspettarsi, ad affrontare l’ennesima ondata di proteste. Un epilogo allarmante per i più, triste per molti e necessario per altri: oltre tre milioni di tonnellate di balle sono state accumulate finora e altrettante se ne accumuleranno fino a quando non saranno pronti i due impianti di termovalorizzazione e si comincerà a bruciarle. Poi, per smaltirle serviranno undici anni secondo la Fibe e 50 secondo i calcoli di altri esperti, un tempo che ha fatto scattare l’allarme e che probabilmente è una delle ragioni che porterà alla variazione complessiva del piano rifiuti in Campania perché quello esistente è fallito da tempo. Altrimenti, bisognerà continuare a cercare per i prossimi due o tre anni almeno 40mila metri quadrati al mese per stoccare la produzione mensile di 60mila tonnellate di balle. Insomma… si salvi chi può. (m.d.p)

Exit mobile version