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Saviano vs Di Maio: quando Forgione tesserò Grillo a Paternopoli

Pasquale Manganiello – “Votatemi”. Lo scrittore Roberto Saviano si candida a premier per i 5 Stelle. Una provocazione che, spiega lui stesso in un post sui social, “è ispirata a Marco Pannella e alla sua capacità di sorprendere e sparigliare le polverose strutture della politica tradizionale”.

“Questa mattina mi sono svegliato con il desiderio di omaggiare Marco Pannella. Nel 2007 si candidò alle primarie del PD ma fu escluso perché non soddisfaceva i requisiti richiesti dal neonato Partito democratico.
Ebbene, approfitto di questa sede per ufficializzare la mia candidatura a premier per il M5S. Lo faccio anche per trarre il MoVimento dall’impaccio di una situazione patetica per non dire bulgara. Per spezzare una lancia in mio favore, ammetto di non essere iscritto al MoVimento, ma condivido con Luigi Di Maio lo status di indagato per diffamazione (incidenti del mestiere). Votatemi!”, così ha scritto Saviano su fb.

Ma anche lo stesso Beppe Grillo, con una iniziativa di rottura, provò a candidarsi alle primarie di Pd, nel 2009, contro Bersani, Franceschini e Ignazio Marino. “Offro un’alternativa al nulla”, così motivò la sua campagna, che non potè portare a termine perchè il partito decretò, come nel caso di Pannella, “che non aveva i requisiti”.

Non tutti sanno che Beppe Grillo, in quell’occasione, fu tesserato dal circolo del Pd “Martin Luther King” di Paternopoli. L’iscrizione era stata autorizzata dal segretario locale, Andrea Forgione, che volle così lanciare “una forte provocazione” alla dirigenza nazionale del partito.

“Il caso Grillo costituisce un precedente molto grave – affermava Forgione – chi ha infatti la legittimazione a decidere chi tesserare e chi no? Beppe Grillo non è iscritto a nessun altro partito e ha una fedina penale pulita, quindi perché negargli la tessera? Non vogliamo che il Pd si trasformi in un partito burocratico. Se ci chiamiamo Partito democratico dobbiamo tenere porte e finestre aperte, altrimenti potevamo continuare a chiamarci Ds, Margherita, o Pci, o Pcus”.

Ma i vertici del Pd la pensarono in modo diverso.

“Il Pd è un partito serio – tuonò Enrico Letta – e nessuno si può permettere di passarci sopra e di sputarci addosso”.

E’ plausibile che se Forgione fosse stato preso in considerazione, forse non sarebbero mai nati i cinquestelle.

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