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S. Sabino ad Atripalda, il presidente della Pro Loco: “Giorno speciale per tutta la comunità”

È la festa per antonomasia della valle del Sabato, quella di San Sabino, vescovo di Atripalda. Il 9 Febbraio, giorno della morte del Santo, è per tutta la comunità un momento religioso, culturale e sociale che non ha eguali e che si affianca a quello del 16 settembre, data della nascita del Santo. San Sabino riuscì a gestire il potere politico, religioso e giudiziario in un momento delicato per la storia d’Italia, sconvolta dalle scorrerie dei barbari. Quando morì nel 520 d.C. i fedeli lo seppellirono nello Specus Martyrum dove tutt’ora riposa. Sono due i momenti importanti legati alla figura del Santo durante la solenne festa religiosa del mese di Febbraio. Il primo è quello della Santa Manna che ogni fedele riceve sulla propria fronte dopo la Santa Messa del 9 Febbraio. Tale rito è strettamente legato all’episodio accaduto il 1 Maggio del 1558 quando, in occasione della ricognizione del corpo, questo fu trovato ricoperto da quattro dita d’acqua limpida e pura di cui una parte fu riposta nei sacrari, mentre l’altra fu applicata al piede di uno storpio Atripaldese, Sabino Farese, che guarì improvvisamente dalla sua malattia. Tale ninfa continuò a trasudare dal corpo del Santo nel corso degli anni e fu raccolta meticolosamente fino al 1943 quando poi tale fenomeno s’interruppe.

Altra tradizione legata a S.Sabino è quella dei falò dell’8 febbraio che vengono accesi in diversi punti della cittadina atripaldese diventando un momento sociale molto importante in cui all’aspetto religioso si unisce a quello di aggregazione: i fedeli ne approfittano per stare insieme arrostendo salsicce e bevendo buon vino. Il falò rappresenta la luce della fede che ci è stata tramandata dai santi e che il popolo, di conseguenza, deve trasmettere alle generazioni future. Il fuoco con la sua luce rischiara le tenebre della notte e offre calore e riposo ad ogni fedele.

Su questo momento così toccante ecco le parole del presidente della Pro Loco di Atripalda, Raffaele Labate: “Per noi atripaldesi oggi e domani sono giornate molto particolari, potrei dire speciali per la solennità e la religiosità dell’atmosfera che ogni anno si rinnova nella nostra cittadina. La tradizione dei falò è millenaria, affonda le sue radici nella notte dei tempi e per noi è un motivo d’orgoglio portare avanti questa consuetudine per il bene della comunità e per l’attaccamento al nostro Santo Patrono”.

Labate ci illustra anche il programma della festa: “Il falò principale sarà acceso alle 19:30 circa in Piazza Umberto I con la benedizione del nuovo parroco Don Fabio Mauriello al cospetto del sindaco Paolo Spagnuolo e dell’amministrazione comunale. Subito dopo prenderanno fuoco gli altri fuocaroni nel centro storico, a contrada Alvanite, a via Nicola Salvi e nelle campagne circostanti. La nostra associazione sarà presente con tutti i suoi soci a contrada S.Gregorio per vivere un momento mozzafiato con tutti i nostri simpatizzanti”.

Quando vedrete fuoco e luce levarsi da lontano, non abbiate paura è la luce dei falò sabatini, speranza e fiducia in un futuro migliore.

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