Sant’Angelo a Scala – Alcuni “para..- esponenti” istituzionali della Comunità Montana del Partenio, Presidente e Assessori senza delega, hanno incominciato ad esercitarsi allo “sport nazionale in voga”: “parlare senza conoscere fatti, documenti e circostanze”. È quanto spiegano Massimo Zaccaria, consigliere comunale di Sant’Angelo a Scala e Giovanni De Lisa, consigliere di Pietrastornina.
“Si stanno affannando – chiariscono in una nota – per accreditarsi quali paladini della difesa del territorio, infatti sono scesi in campo a strombazzare contro la concessione mineraria “Tremasulo”, ricadente nei comuni di Sant’Angelo a Scala, Pietrastornina e Grottolella. Intanto, è tale la loro ‘preparazione’ sull’argomento che confondono una cava con una miniera. Eppure sono gli stessi personaggi che hanno delegato il dr. Di Leo (funzionario della CMP) a partecipare alle conferenze dei servizi convocate alla sede regionale. Il delegato dell’ente montano, come si legge dai verbali di seduta, ha dichiarato testualmente ‘per quanto di propria competenza, esprimo parere favorevole’. Allora il tecnico in sede di conferenza ha espresso un proprio parere personale o ha ‘portato’ la voce dell’ente? A quanto sembra documentato nessun amministratore dell’ente sovracomunale ha mai fatto pervenire alla Regione nessun atto di dissenso, di opposizione, di alcuna osservazione in merito. Eppure ci sono tre assessori in Comunità Montana che sono anche amministratori nei comuni di Pietrastornina e Grottolella. Hanno dormito tutti sogni tranquilli, tutti assorbiti nelle loro molteplici attività di assessori senza delega. Purtroppo il risveglio è molto amaro: le popolazioni del Partenio si ritroveranno una miniera a cielo aperto di ben 18 ettari (solo per cominciare perché l’area è di ben 395 ettari circa) nel cuore del territorio della comunità Montana. I nostri amministratori con il loro silenzio hanno mandato all’aria anni di duri sacrifici: addio ai sudati decreti per i vigneti DOCG; salutiamo definitivamente qualsiasi idea di sviluppo ecosostenibile nel nostro territorio. Ai nostri giovani non resta che andare via, per trovare un lavoro lontano dalle proprie terre. In questi giorni si pubblicizza un probabile ricorso al TAR, affiancando i comuni nella loro iniziativa giudiziaria. Ma siamo al paradosso vero e proprio: prima si va in Regione a dire “si” e poi, dopo si grida il proprio “no”.
Secondo alcuni la concessione è stata assegnata senza tener conto di importanti vincoli e con una procedura tutta da verificare. Allora ci chiediamo, se fossero vere le loro perplessità, perché hanno espresso parere favorevole? Perché in quella sede non hanno sollevato alcuna eccezione? Perché non hanno concordato con i sindaci interessati una linea comune? Perché non hanno chiamato a raccolta i proprietari, cittadini ed elettori del comprensorio per conoscere il parere? Forse, perché, semplicemente, per ben 4 anni si è ignorata letteralmente la situazione: tutti hanno fatto finta di non sapere niente, e poi, quando il popolo si è fatto sentire si cerca di correre ai ripari.
Oggi tutti sono ipocritamente oppositori e scaricano tutte le responsabilità sulla Regione, che con questo progetto “sfascia” completamente il territorio, violentandone la profonda vocazione agrituristica. Contro questa imposizione che condanna definitivamente alla “scomparsa” le nostre comunità, che ipoteca seriamente il futuro del territorio e dei propri figli, non c’è altra strada che quella dell’opposizione ad oltranza. Opposizione in tutte le sedi: giudiziaria, amministrativa, politica e sociale. Questo è il momento dell’adunata generale. Tutti i cittadini che tengono al territorio devono scendere in campo, non si può attendere che altri lottino per noi, anche perché è chiaro che il loro lottare è solo una formalità per placare gli animi”.