Rotondi: “Sfida alla pari tra centrodestra e M5S. Pd fuori. Ex dc irpini? Li vedo in salute”

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Marco Imbimbo – La campagna elettorale è ormai entrata nel vivo, ma fare un pronostico è impossibile, come afferma un Gianfranco Rotondi: «Conosco la prudenza di non parlare prima che si aprano le urne. Penso che sia una partita molto aperta il cui esito non è iscritto per nessuno». Il candidato del centrodestra in Abruzzo, si trova in città per partecipare alla presentazione del libro di Carlantonio Solimene “State sereni – L’Italia è una Repubblica fondata sul tradimento”. Un testo che ripercorre i casi di trasformismo successi durante l’ultima legislatura. Dalla portavoce di Bersani che diventa renziana. Gli autori della riforma costituzionale che votarono no al referendum. I grillini che volevano tenersi la diaria da parlamentare. Gli ex missini che sgambettarono la Meloni.

Intanto incombono le elezioni. Se l’esito non è scontato, secondo Rotondi sono abbastanza definiti gli sfidanti: «Tutti pensavano che sarebbe stata una battaglia tripolare, invece sarà una sfida a due, tra il centrodestra e il Movimento 5 Stelle, mentre il Pd non concorre in nessun collegio d’Italia. Difficile dire chi vincerà tra Berlusconi e Di Maio. Io chiaramente sono di parte perché tifo per il primo, ma siccome sono qui ad Avellino dove non sono candidato, non ho l’obbligo della propaganda, quindi dico che è una partita aperta fino all’ultimo giorno».

Nessun dubbio, invece, sul fatto che un governo, in ogni caso, si formerà all’indomani del voto. «Sono convinto che ci sarà una maggioranza. Il Pd perde un punto al giorno, non per colpa di Renzi, ma perché non è in partita. La logica del voto utile porterà sempre più voti al centrodestra e al M5S, quindi credo che ci sarà un vincitore. E questo, nell’interesse del Paese, è positivo». Rotondi, per l’ennesima volta, non è candidato in Irpinia o in Campania e difficilmente lo sarà in futuro visto che queste potrebbero essere le sue ultime elezioni. «Come è noto mi ero ritirato anche questa volta, nel senso che ho fatto 5 legislature. Corro in un collegio che non è il mio perché mi è stato chiesto dal partito di candidarmi a Pescara. Lo faccio con disponibilità e anche umiltà ed entusiasmo. Ma 5 legislature sono tante, se dovessi essere eletto sarebbe la sesta, penso che possa bastare».

Tornando al tema della giornata, quel trasformismo si cui si parla nel libro e di cui lo stesso Rotondi ha scritto la prefazione, l’ex ministro non vede vie d’uscita da questo fenomeno. «E’ un male antico e irrimediabile, nel senso che l’unico possibile rimedio sarebbe il vincolo di mandato di cui tutti parlano, ma questo trasformerebbe i deputati in impiegati. Quindi meglio deputati liberi con qualcuno che è trasformista, piuttosto che deputati impiegati, perché questa è l’anticamera del regime». Nella sua storia politica, Rotondi, ha sempre rivendicato il suo essere democristiano. Anche l’Irpinia ne presenta tanti: «Li vedo tutti in ottima salute perché hanno tratto vantaggio dalla fine della Dc, io invece ho cercato di resuscitarla e non mi è andata molto bene».

Non manca, ovviamente, un passaggio sul libro di Solimene a cui Rotondi rivolge l’augurio di «essere il nuovo Guido Quaranta perché questo studia, anche se non lo dice. C’è una categoria di giornalisti parlamentari, di cui Quaranta è il fondatore, è un retroscenista e riesce bene nel suo lavoro. Mi auguro che possa esserne l’erede, calca il transatlantico e racconta quello che i parlamentari non vogliono far sapere».