Rotondi e la riunificazione democristiana: la Dc 3.0 si chiamerà Partito del Popolo Italiano

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A volte ritornano. A 26 anni dallo scioglimento della Balena Bianca, gli ex Dc ci riprovano, dandosi appuntamento questa mattina nella sala convegni del Museo dell’Arte sanitaria in Lungotevere Sassia a Roma.

Attorno allo stesso tavolo i rappresentanti di 36 sigle, oltre agli esponenti centristi ora in Forza Italia, da Gianfranco Rotondi a Lorenzo Cesa. Una cerimonia di riunificazione che si è celebrata a 26 anni dalla trasformazione della Dc in Partito Popolare e che non a caso è stata aperta da un video del fondatore Mino Martinazzoli: una gag sulla pretesa di un giovane manager di riformare l’incompiuta di Schubert. La platea l’ha accolta in piedi, con un lunghissimo applauso, qualche lacrima e un commento ad alta voce: “Sembra che parli dei Grillini”.

In nuovo partito in sostanza è quello antico, con lo scudo crociato che campeggia in sala e che sarà il simbolo di questa Dc 3.0 con tanto di scritta ‘libertas’ e senza le vele dei vari Ccd e Cdu della Seconda Repubblica.

Si torna all’antico, ma si rispetterà la volontà di Martinazzoli e della direzione democristiana di modificare il nome in Partito Popolare: in pratica si tornerà alle decisioni di 26 anni fa, quando la Dc provò a rilanciarsi in forma di Partito Popolare.

Il nome tuttavia non sarà Partito Popolare: “E’ una forma di rispetto per l’amico Castagnetti – ha spiegato Gianfranco Rotondi – quel nome nella Seconda Repubblica è stato storia sua e di altri autorevoli amici”. Il nome sarà la traduzione italiana del del Ppe (Partito dei popoli europei), a cui i democristiani si riferiscono. La nuova Dc sarà battezzata entro due mesi da un congresso, e con ogni probabilità si chiamerà ‘Partito del Popolo Italiano’.