Rossella Grasso si confessa: ”Donne e politica, tandem perfetto”

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di Teresa Lombardo – “Non arrendersi mai”. E’ la
parola d’ordine di Rossella
Grasso, una donna capace che in
questa campagna elettorale ha
dimostrato di essere la vera rivelazione
nonché una delle protagoniste
della scena politica. Candidata
al Parlamento Europeo tra le fila di
Ap – Udeur, senza nessuna pretesa
se non quella di sperimentarsi e
apprendere qualcosa dalla gente
d’Irpinia, è riuscita ad avere un consenso
oltre le previsioni, più di 12
mila voti. Un ottimo risultato, per
una donna come la Grasso che ha
investito molto poco nella sua campagna
elettorale e che ha fatto del
suo confronto con la gente il cavallo
di battaglia. E’ a lei – soddisfatta
del consenso ottenuto – che abbiamo
rivolto le “solite” domande per
ottenere risposte “non scontate”.
Un giudizio sui risultati elettorali
per le europee.
“Credo che l’Udeur ad Avellino
abbia mantenuto la sua posizione,
migliorandola leggermente. Il dato
importante è che si sono registrate
più preferenze personali per
Mastella. Questo significa che sta
crescendo in Irpinia come soggetto
politico. Gli avellinesi e gli irpini
cominciano a credere di più nel
personaggio politico Mastella.
Anch’io ho lavorato in questo
senso, infatti non ho chiesto mai il
voto per me, ma l’ho sempre chiesto
per il partito, per il segretario
nazionale del partito. Per me ho
chiesto la preferenza. Il tutto perché
credo che un partito debba fare
sistema e che nel momento in cui si
vada in campagna elettorale sia
sbagliato lavorare individualmente.
Bisogna, invece, lavorare come
squadra. Quello che è accaduto in
questa campagna elettorale in tutti
gli schieramenti politici è il segnale
evidente che ognuno dei candidati,
sia a livello comunale, a livello
provinciale, a livello circoscrizionale
ha fatto campagna per sé.
Questo non paga perché non fa
crescere il partito e non c’è un
ritorno positivo su tutti. Credo che
ci sia qui la patologia del neofita, cioè chi si approccia per la prima
volta alla politica o viene dalla
politica del paese, non riesce ad
avere una visione molto ampia,
non riesce a lavorare in gruppo e
quindi soccombe. Il problema – l’ho
ribadito spesso – è che l’invidia è
donna, ma questa volta devo
ammettere che è anche un po’
uomo. Trovo che la vecchia
Democrazia Cristiana abbia fatto
scuola di politica a tutti, quando è
riuscita a creare il sistema voto
raggiungendo i livelli nazionali in
Irpinia, perché i nostri leader locali
hanno saputo lavorare facendo
squadra. In una squadra sono tutti
importanti. E’ impossibile che
ognuno pretenda di essere punta.
Credo che sia una questione di
eccessive posizioni personalistiche,
e sopravvalutazioni dell’io”.
Il suo è stato un risultato
importante. E’ soddisfatta, amareggiata,
oppure…?
“Sono soddisfatta dell’esito della
campagna elettorale. Ho accettato
la candidatura sapendo di non
aver alcuna probabilità di essere
eletta. Quindi ho fatto una prova
generale per vedere quale poteva
essere l’impatto e il confronto con
la gente. Confronto da gestire su
quelli che erano i miei principi
etici: parlare alla gente, indurla al
voto non personale. Dunque quale
occasione migliore di una competizione
così ampia per poter propormi
politicamente in maniera meno
individualista e più come soggetto
politico espressione di un partito
che rappresento. Ritengo che sia
fondamentale il rapporto del candidato
e il partito che il candidato
rappresenta. E’ per questo che ho
fatto una campagna elettorale
molto modesta senza dispendio
finanziario, parlando molto alla
gente. Sono più che soddisfatta –
ribadisce l’esponente di Ap Udeur
– per il risultato raggiunto per il
quale devo ringraziare il partito
che ha lavorato con me e pochi
amici tra cui Rosanna Dattoli che
è la rappresentante del Movimento
Femminile dell’Udeur. Mi ha accompagnato nei
paesi irpini e mi ha
aiutato a relazionarmi
con la gente
soprattutto con le
donne. E’ stata una
campagna elettorale
molto umana e
pulita. Ho ottenuto
il massimo considerato
quello che ho
investito”.
Si parla di lei
come un autorevole
esponente istituzionale
in uno
degli Enti territoriali.
Questa notizia
risponde a
verità oppure no?
“Per ora non c’è
niente di concreto.Credo che mai come in questo
momento politico, siano i partiti a
dover decidere. Tutti noi candidati
eletti e non, dobbiamo fare un
passo indietro: lasciare che i partiti
proseguano nel lavoro di costruzione
di esecutivi coesi, politicamente
validi in cui il centrosinistra
continui ad essere organicamente
rappresentato. Questo, in prospettiva
non solo dell’attività gestionale
degli enti nei prossimi cinque
anni, ma di una migliore e più
equilibrata gestione senza personalismi.
Poi perché c’è l’appuntamento
importante del rinnovo del
Consiglio Regionale. Solo una
forza di coesione politica a livello
cittadino e provinciale potrà essere
foriera di buoni risultati. Certo
auspico degli esecutivi di qualità
perché non è soltanto la quantità
dei voti che fa la qualità dei soggetti
politici ma la formazione e la
competenza. Stiamo attenti agli
eccessi di democrazia lì dove la
democrazia è data solo dal dato
numerico. Sarebbe interessante
andare ad analizzare la provenienza
di quel dato numerico, se sono
voti di stima o se legati a piccoli
piaceri, piccoli scambi, favori”.
Quale valutazione dà alle elezioni
provinciali per quanto
riguarda l’Udeur e gli altri partiti
in particolare?
“Penso che l’Udeur in Irpinia,per quello che era l’organizzazione
di partito, abbia dato il massimo.
Abbiamo raggiunto una percentuale
significativa, ci siamo definiti il
terzo partito in provincia, abbiamo
espresso tre consiglieri di buona
qualità che rappresentano tra l’altro
le zone più importanti (il
Partenio, Valle Lauro e Baianese),
contemporaneamente ad Ariano
dove è cresciuto molto. Bisogna
ringraziare Lo Conte che ha portato
avanti una grande campagna
elettorale sistemica perché ha fatto
crescere il partito alle europee, alle
provinciali e ha dato un forte segno nell’alleanza di centrosinistra
per quanto concerne
il rinnovo del Comune. Per
gli altri partiti, forse la
Margherita nella sua cosiddetta
campagna acquisti, ha
danneggiato per le percentuali
l’espressione dei consiglieri
provinciali della città.
Questo potrebbe comportare
delle necessità, degli obblighi.
Spero che Alberta De
Simone riesca a realizzare la
Giunta coesa e di qualità che
ha annunciato in campagna
elettorale. Ricordo anche la
dichiarazione che ha fatto
Nicola Mancino a proposito
del Comune di Avellino: la
Giunta sarebbe stata non l’espressione
della quantità dei voti, ma di grosso spessore e di
grossa qualità professionale tale
da garantire la complessità della
gestione che si preannuncia alla
città. Ritengo che le promesse fatte
nel corso della campagna elettorale
vadano mantenute e verificate
dall’elettorato che poi potrà dire la
sua già al rinnovo del Consiglio
Regionale”.
Ha notato un’accelerazione
della politica in Irpinia oppure
siamo di fronte ad un lento fenomeno
di disgregazione della rappresentanza
che conta? “Sinceramente, non vedo una
classe politica nuova che cresce e
di grossa qualità. Non vedo all’orizzonte
il profilarsi di cento uomini
di ferro di Guido Dorso.
Continuo a vedere la borghesia
illuminata poco rappresentata
nelle istituzioni, fatta eccezione di
un professionista medico (Galasso
ndr). Vedo pochi professionisti che
danno attenzione alla politica. Il
tutto inevitabilmente fa calare la
qualità dei soggetti politici. Un
fenomeno preoccupante che non
significa niente di buono per il Sud.
Non a caso abbiamo dato il massimo dei voti
a D’Alema, Fini,
Alemanno, ai grossi leader
politici. Non riconosciamo
più uomini nostri
che siano in grado di
rappresentarci nelle
Istituzioni europee e parlamentari.
Questa non
una politica che cresce
in termini di qualità”.
Poche donne elette al
Comune di Avellino
(Ambrosone), nessuna
in Consiglio provinciale
tranne la De Simone,
raccoglierà l’invito
della De Simone, della
Repole, della D’Amelio
etc. a battersi per l’ingresso
delle donne nella politica che
conta?
“A prescindere
dal loro invito, che
per la verità non
mi è pervenuto, ho
impostato già tutta
la campagna elettorale
sulla ricerca
del consenso delle
donne, invitandole
a lavorare per una
maggiore visibilità
nelle Istituzioni.
Non c’è stata,
però, la risposta
delle donne. Non
c’è stata perché
non hanno votato
per le donne. Non
hanno creduto e
voluto una rappresentanza delle donne nelle Istituzioni. Sono anni, nel mio piccolo,
che mi batto per una presenza
maggiore delle stesse nella vita
politica che non sia limitata al
momento della candidatura ma
che ci sia sempre anche nella
gestione successiva. Le donne
hanno mancato a questo appuntamento
e sono delusa. Continuerò a
lavorare per loro, anche se comincio
a disperare sulla concreta possibilità
di ottenere una loro maggiore
presenza nelle Istituzioni
grazie al voto femminile”.
Quali sono gli obiettivi politici
a breve di Rossella Grasso?
“Vorrei lavorare in questa fase
per la costruzione del partito e per
un maggiore radicamento di questo
nella provincia. Vorrei costituire
un movimento giovanile femminile
più forte e partecipare attivamente
alla costruzione della rete di
sezioni a livello provinciale del
partito proprio per poter fare più
sistema. Poi lavorare sulla formazione
politica dei giovani in modo
da farli crescere culturalmente e
superare gli individualismi stolti di
cui ho parlato prima. Perché l’egocentrismo
è un lusso che pochi
possono permettersi”. Rossella
Grasso un politico di razza che non
ha alcuna intenzione di trasformare
la sua politica in qualcosa che con
essa non ha nulla a che fare.

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