Rosetta Cutolo, ad Avellino l’ultimo processo alla sorella del boss

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Foto tratta dal sito di "Fanpage"

AVELLINO- La morte a ottantasei anni di Rosa Domenica Cutolo, per tutti “donna Rosetta”, riapre il cassetto della memoria del rapporto tra la Nco, la Nuova Camorra Organizzata fondata da suo fratello Raffaele, o professore, e la provincia di Avellino.

Quello nato ben prima dell’affare Sisma, quando tra il Vallo di Lauro e Ottaviano si era stretto un patto di ferro tra la famiglia Graziano e il potente “professore”.

A parlare della latitanza di “donna Rosetta” e di altri esponenti di primo piano della camorra cutoliana, tra cui Domenico Radunanza, era stato per primo nel maxiprocesso alla camorra il collaboratore di giustizia Giovanni Pandico, originario di Liveri, ultimo comune del napoletano al confine con l’Irpinia e il Vallo di Lauro.

La presenza di Donna Rosetta però non è stata mai accertata. Lei stessa, in una delle pochissime apparizioni televisive, intervistata da Sandro Ruotolo per Fanpage, aveva candidamente ammesso di non essersi mai spostata da casa sua durante la latitanza.

Un altro collaboratore di giustizia che aveva delineato il ruolo apicale del defunto Raffaele Graziano nella Nco era stato poi Felice Graziano, alias Felicione.

Ad Avellino però sicuramente Rosetta Cutolo ha subito l’ultimo processo per uno dei tanti fatti di sangue per cui era imputata come “mandante” in concorso con il fratello Raffaele.

Davanti alla Corte di Assise presieduta da Michele Rescigno, infatti, Rosetta Cutolo, difesa dagli avvocati Paolo Trofino e Sabato Graziano fu processata e assolta dall’accusa di essere stata la “mandante” dell’omicidio di Giuseppe Ruocco, 36enne di Nocera Inferiore che fu ucciso il 17 giugno 1981 nelle campagne di Serino.

Nello stesso processo era imputato e anche lui assolto, lo stesso Raffaele Cutolo, difeso dal penalista irpino Gaetano Aufiero.

In aula il pm antimafia Francesco Soviero aveva chiesto per entrambi l’ergastolo. Davanti ai giudici avellinesi Rosetta Cutolo non aveva mai presenziato, anche per la sua età, così come il fratello che aveva rinunciato a comparire per tutto il processo.

Secondo le accuse dei pentiti, tra cui uno degli autori materiali del delitto, Ruocco sarebbe stato punito perchè, un anno prima, era stato lui a piazzare una bomba sotto l’abitazione di Cutolo. Da qui l’ordine arrivato dal carcere da Cutolo e trasmesso agli affiliati in una riunione ad Ottaviano dalla sorella Rosetta, che “ubbidiva agli ordini del fratello”.

Di qui la sua condanna a morte: prima sequestrato da un commando e poi messo sotto torchio, sino all’ammissione della colpa, e via freddato con due colpi alla testa. Primo tra questo che a chiedere la punizione per Ruocco fosse stato Vincenzo Casillo, che non aveva per nulla mandato già il gesto messo in campo contro il capo della Nco.

Nella stessa occasione vide morire il complice di Ruocco, Mario Fiorino. Durante il processo davanti ai giudici di Avellino erano saliti sul banco dei testimoni i protagonisti della storica guerra di camorra degli anni 80. Non solo Pasquale Barra o animale (anche lui deceduto) ma anche Carmine Alfieri e Umberto Ammaturo, storici nemici del boss di Ottaviano.