“Al fine di evitare guerre per bande e soprattutto di non incorrere nell’errore di spaccare il fronte territoriale, come pure si è tentato di fare finora ma solo per ragioni di convenienza politica, è opportuno ricostruire la vicenda che ha portato all’approvazione in consiglio regionale dell’emendamento Salvatore relativo alla movimentazione dei rifiuti in caso di criticità legate e dovute alla fase temporanea che dovrà portare, non oltre i 36 mesi, alla chiusura del ciclo integrato in Campania. Va ribadito che lo scorso 23 marzo, in maniera surrettizia, lo stesso consigliere regionale Gennaro Salvatore presentò al consiglio regionale un sub emendamento che sopprimeva totalmente il principio della provincializzazione come organizzazione d’ambito del ciclo dei rifiuti in Campania. Va ricordato che quel testo non venne approvato dal consiglio regionale per mancanza del numero legale, nonostante la condizione di subalternità numerica nella quale l’Irpinia si trovava. In quel caso l’Unione di Centro abbandonò l’aula del consiglio regionale, non trovandosi d’accordo sia nel metodo che nel merito.
Da allora e sino alla seduta di lunedì scorso, 11 aprile, si è tentato di trovare una soluzione che riuscisse a coniugare le due esigenze che insistono attualmente sul territorio regionale: l’esigenza di salvaguardare i territori che finora hanno consumato quei passaggi che hanno consentito loro di essere autonomi sul fronte della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti e quella di venire in soccorso di quei territori che, per motivazioni diverse, non ultime le inadempienze sul fronte della raccolta differenziata, vivono ancora una condizione di difficoltà.
A nostro avviso questa soluzione è stata individuata con l’emendamento presentato in aula sempre dal consigliere Salvatore. Un testo, va ricordato, che lascia in piedi la provincializzazione e che prevede meccanismi di solidarietà che tutelano i territori, un testo che riconosce un ruolo importante alle amministrazioni provinciali e che, nella individuazione di siti dove ospitare rifiuti provenienti da altri ambiti provinciali, fa ricorso in prima battuta a quelli più prossimi alle aree in cui si vive una condizione di emergenza. In più, il testo approvato dall’aula prevede il ridimensionamento dei poteri affidati al Presidente della Regione come disciplinato dalla legge 1 del 2011. Insomma, molto di più di quanto si sia ottenuto in passato quando l’Irpinia, per un decennio circa, ha accolto i rifiuti provenienti dal napoletano senza che questo abbia comportato da parte di nessuno il richiamo alle barricate.
A queste condizioni oggi l’Irpinia è sufficientemente salvaguardata e questo è un dato che non va sottovalutato. Va, inoltre, ricordato che la condizione di difficoltà che oggi vive la Campania è dovuta alla chiusura contemporanea di tre discariche, tra cui quella di Savignano Irpino. Una condizione di straordinarietà in un contesto già di per sé precario che di fatto ha mandato in tilt l’intero sistema regionale. Ma ora le polemiche sembrano voler travolgere anche le analisi più lucide, le riflessioni più equilibrate. E si fa ricorso ad una demagogia spicciola che però tradisce l’assenza di proposte. Chi oggi agita lo spauracchio delle barricate, cosa propone o cosa ha proposto in questa fase di mediazione politica? Chi oggi si mette a capo della protesta come immaginava di risolvere quello che resta un problema storico e cronico della Campania?
A questo punto, se davvero non si vuole affrontare la questione in maniera ragionevole, chi oggi protesta farebbe bene ad avviare un percorso di uscita del territorio della provincia di Avellino dalla Campania. Altre strade, sinceramente, non si riesce ad intravederne. Di ogni scelta, poi, ciascuno se ne dovrà assumere oneri, onori e responsabilità”.