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Rifare l’orlo: l’arte contemporanea incontra la storia

“Rifare l’orlo” è una mostra itinerante che interessa diverse città italiane; ha al suo attivo già due tappe significative, la prima nel Castello di Bisaccia (AV) svoltasi dal 23/07/’22 al 20/08/’22, a cura del prof. Donato Salzarulo, la seconda presso il Museo della seta del Belvedere di San Leucio di Caserta (dal 14/12/’22 al 14/01/’23, a cura del prof. Giorgio Agnisola) e attualmente, dal16/12/2024 al 14/01/2025, al Complesso Monumentale di San Lorenzo a Napoli (curatore scientifico prof. Giorgio Agnisola).

Il progetto persegue un obiettivo meditato: l’inserimento di opere d’arte contemporanea in luoghi e spazi preposti alla conservazione storica dell’arte. Ovvero l’inserimento in luoghi conservativi o espositivi già caratterizzati da una precisa fisionomia artistica e soprattutto testimoni di un passato vicino e lontano. Uno dei temi più interessanti dell’arte di oggi, e in parte poco approfondito, è proprio la sua esposizione, in genere proposta in luoghi pubblici e privati capaci di contestualizzare l’arte presente, in cui raccordare la storia al tempo in cui viviamo, ma l’arte è un segno perenne, un dono della vita, una capacità nativa dell’uomo. È possibile dunque un dialogo tra l’arte di oggi e quella di ieri, tra le testimonianze della cultura del passato e quelle della cultura di oggi? Si tratta di una operazione promossa da artisti, docenti di varie Accademie italiane che si pongono a riflettere singolarmente e in gruppo sul senso stesso dell’arte nel tempo e nella storia.

I nomi, in questa mostra, sono sette: Arcangelo è presente con tre lavori caratterizzati da un segno che conserva in un possibile riferimento archeologico tutta la carica ispirata della annotazione sperimentale; Pietrantonio Arminio che recupera nel linguaggio contemporaneo forme arcaiche, metaforici e simbolici reperti di un mondo a un tempo vicino e lontano; Giuseppe Di Lorenzo che riflette sulla presa estetica del frammento cromatizzato e maiolicato, a cui assegna come un timbro sacrale, la suggestione quasi meteoritica di una provenienza astrale; Vincenzo Elefante che rileva sulla carta tracce del passato, magmatici segni di una memoria che si imprime come traccia continua e ininterrotta, psichica e immaginaria; Salvatore Lovaglio, che metaforicamente aduna i reperti di una produzione fittile in un assemblaggio caratterizzato da un emblematico accumulo di forme cromatizzate; Franco Marrocco che coglie lo sfumato confine poetico di uno sguardo d’anima tra storia e intimismo, traccia segnica e tensione visionaria; Rosaria Iazzetta che suggestivamente materializza forme antropomorfe in un simbolico e scenografico equilibrio tra antico e contemporaneo.
Sette testimonianze più che presenze: di una volontà di assegnare all’arte un senso nel tempo e nella storia.

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