Marco Imbimbo – «Ho agito nell’interesse della legalità e della trasparenza. Non ho mai mentito», Vincenzo Ciampi commenta così, in Aula, la vicenda del ricorso al Tar. Il primo cittadino è stato chiamato a riferire sulla decisione di affidarsi al Tribunale amministrativo per rivedere l’esito del voto al primo turno. Una seduta dai toni più pacati rispetto a due giorni fa, ma che non ha evitato a Ciampi di incassare accuse da ambo i lati dell’Aula. La principale è quella di aver mentito al Consiglio comunale. Luca Cipriano, capogruppo di Mai Più, ha anche mostrato un video con le sue dichiarazioni alla stampa in cui negava l’esistenza di un ricorso.
In apertura di discorso, Ciampi, ha sottolineato come «Anche questa sera sono chiamato a relazionare su una vicenda che, per quanto possa interessare il Consiglio, si svolgerà fuori dall’Aula, cioè al Tar». Il primo cittadino allontana l’accusa di aver mentito: «Il 17 luglio ho affermato che nessun ricorso avente ad oggetto l’anatra zoppa era stato depositato – ricorda il sindaco. Nello stesso periodo ho affermato che, insieme ai nostri legali, stavamo valutando l’ipotesi di un ricorso per il riconteggio delle schede, quindi non l’anatra zoppa».
L’azione di Ciampi e dei 5 Stelle, ovvero ricorrere al Tar, nascerebbe dal bisogno di capire se «tutto si è svolto secondo i crismi di legalità, in rispetto della trasparenza. Non vedo nessuna novità. Tutte le consultazioni elettorali sono state accompagnate da riconteggio delle schede – sottolinea Ciampi. E’ di tutta evidenza che io non posso essere tacciato di menzogna».
Un discorso che non ha convito l’Aula, come era auspicabile. La capogruppo Pd, Enza Ambrosone, spiega: «Ciampi avrebbe dovuto informare l’Aula prima della notifica del ricorso a noi consiglieri. Non mi permetto di dire che il sindaco è un bugiardo, ma c’è una distanza enorme tra ciò che dice e quello che poi fa, come successo anche sulle vele. Ricordo a Ciampi che ad Avellino non ci sono mai stati ricorsi per il riconteggio delle schede. Al massimo su firma di un singolo consigliere».
Ambrosone accusa Ciampi di non aver mai informato l’Aula dell’esistenza del ricorso, nonostante in questo periodo si sia riunita già tre volte, ma lo accusa anche di minacciare il Consiglio: «Ciampi che si diletta a scrivere post, minaccia il Consiglio Comunale: “Se avete il coraggio, sfiduciatemi”. Non è con la minaccia che può nascondere di avere 5 consiglieri o pensare di estorcere consenso a questa Aula».
Cipriano, introduce il suo discorso con l’ausilio di un video in cui ci sono due interviste a Ciampi, sulle vele e sul ricorso al Tar. «L’11 agosto il sindaco dichiara che non farà le vele e il 13 agosto girano per la città. In un’altra intervista, datata 19 luglio invece dichiara che il ricorso non c’è, ma è solo una remota ipotesi. Eppure il 17 luglio, insieme ad altri candidati, aveva lo aveva firmato – ricorda Cipriano. E’ evidente che il sindaco dica il falso e un sindaco che dice bugie su due episodi non marginali, è un sindaco che può mentire alla città su qualsiasi cosa. Agli avellinesi chiedo di fare una riflessione seria, tutti auspichiamo il cambiamento, anche noi lo sosteniamo, ma il cambiamento non è prendere in giro gli avellinesi».
A tentare una difesa del sindaco ci prova il capogruppo pentastellato, Antonio Aquino: «Si raccontano mezze verità in quest’Aula, anche usando spezzoni di video. Questi attacchi, racconti, favole e libri di “Dottor Jekyll e mister Hyde” dovrebbero rimanere fuori dall’Aula». Per Aquino il Consiglio è fermo su questioni che non riguardano la città, invece dovrebbe affrontare i problemi di Avellino
Nonostante la difesa d’ufficio di Aquino, però, il clima in Aula non cambia insieme alle considerazioni su Ciampi. «La questione non riguarda il ricorso in sé, ma ci troviamo di fronte a dichiarazioni in dissonanza con la realtà dei fatti», accusa Dino Preziosi, capogruppo di “La svolta inizia da te” che punta il dito anche contro Aquino: «Se in quest’Aula non si sta lavorando la colpa è del sindaco e della Giunta. Non ci sono le commissioni né proposte di governo».
Preziosi, inoltre, si dichiara non disposto più ad ascoltare le parole non chiare: «Io ho sempre usato un linguaggio di verità e detto le cose in faccia. Non uso un linguaggio da poppanti, incapaci di parlare, riflettere. Esistono due bugiardi, il compulsivo che dice bugie tanto per dire, e quello patologico che invece le dice con cattiveria».
A Ciampi, inoltre, ricorda quale sia il suo reale peso elettorale: «E’ vero che ha preso il 60% al ballottaggio, ma i votanti erano la metà rispetto al primo turno. Insomma ha preso il 30% dei voti e tra questi, ahimè, ci sono anche i miei voti, quelli di Cipriano e del centrodestra. A conti fatti, Ciampi rappresenta il 15% degli avellinesi, il resto della città non si riconosce in lui». Inoltre rivolge un invito a Ciampi: «Se non è in grado di andare avanti, si dimetta».
Ancora più duro il commento di Nello Pizza, capogruppo dei Popolari: «Anche questa volta Ciampi è riuscito a sorprendermi, è una persona che riesce a fare due cose, una contraria all’altra. Si becca i rimproveri da tutta Italia e resta impassibile. Al suo posto mi sarei scavato una fossa per nascondermi dalla vergogna. La vera sintesi della sua amministrazione è scritta nel ricorso “Vincenzo Ciampi contro il Comune di Avellino”».