Regione – 120mila euro per il Master in gestione dei beni confiscati

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Napoli – La Giunta regionale della Campania, su proposta degli assessori alla Sicurezza delle città Andrea Abbamonte e alle Attività produttive Andrea Cozzolino ha deliberato lo stanziamento di 120.000 euro per l’attivazione del ‘Master in gestione dei beni confiscati’.
L’inedito percorso formativo post laurea, specialistico e sperimentale, sarà finanziato con euro 60.000 a valere sui fondi dell’Azione a della Misura 3.23 del Por Campania 2000-2006 e ulteriori euro 60.000 sulle dotazioni previste per la Linea d’azione 3 del Piano d’azione per lo sviluppo economico regionale (Paser).
“Il progetto – spiega l’Assessore Abbamonte – ci permetterà di professionalizzare laureati in grado di dare una ulteriore risposta all’esigenza di qualificazione delle attività concernenti i beni confiscati alle organizzazioni criminali, dal loro riuso strutturale alla vera e propria gestione degli stessi. Il riuso a scopo sociale di beni confiscati riveste tanto un valore simbolico, in quanto determina da parte dei cittadini un senso di riappropriazione della legalità, quanto un valore di investimento istituzionale e produttivo e si innesta nel più ampio processo regionale di riordino e di rilancio delle progettazioni sui temi dello sviluppo, della legalità e dell’aumento della percezione della sicurezza quale volano per la crescita socio-economica del nostro territorio, come emerso dai lavori della Conferenza regionale per la sicurezza urbana Polis 2006”.
“L’obiettivo – aggiunge l’Assessore Cozzolino – è formare manager per la legalità: giovani laureati che siamo in grado con le loro capacità, competenze, entusiasmo, di gestire i beni e, soprattutto, le società sequestrate alla criminalità organizzata. Un’opportunità per i nostri talenti e per la società. Grazie al contributo di questi giovani manager e alla formazione post-laurea che le nostre Università sapranno fornire loro, potremo fare dei beni confiscati degli strumenti di sviluppo per il nostro territorio, assicurando il ‘mantenimento in vita’ di quelle realtà aziendali che hanno prospettive di mercato e che oggi, dopo il sequestro, troppo spesso finiscono per non tenere il passo, con centinaia di dipendenti che si ritrovano fuori dal ciclo economico perché occupati in aziende colluse. Ogni anno, nel Sud Italia, 180mila posti di lavoro si perdono a causa della criminalità organizzata nelle sole aziende sotto i 250 dipendenti. L’intenzione è quella di far crescere e sviluppare l’economia del bene confiscato, fare in modo che l’azienda sottratta alla camorra continui a produrre e sviluppare business secondo le regole della legalità”.

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