Referendum: Savignano dice ‘no’… e resta ‘Irpino’

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Savignano Irpino ci ripensa. E dice ‘no’. Al referendum solo il 48,40% dei cittadini non ha disertato le urne: quorum non raggiunto. Forse a conferma che l’intenzione di abbandonare l’Irpinia ed associarsi alla Regione Puglia altro non voleva essere se non un modo per scrollare gli animi e destare l’attenzione di una classe dirigente politica a tratti distratta. Il numero di votanti sembra dunque accreditare la tesi della ‘poca convinzione’. Già alle 22.00 di domenica sera su 1411 votanti si erano recati alle urne solo 430 cittadini. Una percentuale del 30,5%, forse la parte più agguerrita, che tuttavia lasciava già presagire quello che sarebbe stato l’esito finale. Oggi il paese della Valle del Cervaro non smentisce i presagi e decide di restare comune di Savignano Irpino con un numero di votanti pari a 683, smentendo in qualche modo la tesi tante volte decantata di una provincia di Avellino considerata sotto molti aspetti ‘non madre ma matrigna’. Insomma, il quorum per rendere operativo il referendum non è stato raggiunto. “Una scelta dolorosa” aveva commentato il sindaco Oreste Ciasullo. Una decisione che avrebbe determinato una svolta radicale, quella della variazione territoriale, che in molti hanno deciso di non poter sostenere. Una posizione, inoltre, assunta in un momento caldo. Animi infervorati e grande partecipazione popolare per scongiurare l’ipotesi discarica in Contrada Ischia, decisione assunta dalla Provincia prima e dal Commissariato Regionale poi, per dare una boccata di ossigeno all’emergenza rifiuti che con scadenze irregolari sempre e comunque investe il nostro territorio. Fu in quel periodo, infatti, dopo battaglie verbali, proteste e manifestazioni, che fu avanzata la richiesta referendaria, formulata con deliberazione del Consiglio comunale e dichiarata legittima dall’ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione. Ma ad una attenta analisi qualche segnale di un cambiamento di rotta forse era già evidente agli occhi attenti. Dopo il clamore, i confronti e non ultimo il ricorso al Tar Lazio – peraltro rigettato – sulla questione Savignano sembrava esser caduto uno strano silenzio. Quasi a segnalare una sorta di arretramento rispetto ad una scelta che, per quanto basata su motivi condivisibili, non era così fortemente sentita come appariva all’inizio. E se oggi il voto conferma il passo indietro intrapreso dalla comunità di Savignano, resta da chiedersi come mai il fervore iniziale abbia lentamente ceduto il passo ad una insolita quiete. Quella cosiddetta quiete dopo la tempesta che suscita, perché no, qualche sana perplessità. “555 voti hanno decretato il sì – ha spiegato il primo cittadino Oreste Ciasullo – Il quorum non è stato raggiunto ma siamo di fronte ad un segnale inequivocabile dei cittadini di fronte alle istituzioni locali. Continueremo la battaglia in difesa della nostra terra”. (di Manuela Di Pietro)

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