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L’addio dei Black Sabbath a Verona, il racconto dei fan irpini

Pasquale Manganiello – “Beh, che dire, l’importante era esserci. La storia del rock davanti ai nostri occhi, per l’ultima volta. Un concerto ben organizzato e venuto bene. I Black Sabbath, Ozzy, la mia adolescenza: mi sono commosso”.

Così Toni, fan irpino di Frigento, presente ieri all’ultimo grande concerto in Italia dei Black Sabbath, cinquant’anni di carriera racchiusi in un indimenticabile addio dei capostipiti del metal. Osbourne, Iommi, Geezer e Clufetos passano in rassegna i brani più importanti della band, galvanizzando il pubblico e ringraziandolo a più riprese, come a voler rimarcare il calore che il popolo rock italiano ha deciso di tributare alla storica band.

“Meglio del previsto – racconta Toni ad Irpinianews – uno spettacolo potente che ci ha trascinato in quel mondo che tanto abbiamo amato. Ozzy vocalmente ha retto per tutto il concerto e si è anche concesso corsette sul posto e sui lati del palco, per incitare le due ali dell’Arena. Inoltre, il suono che veniva dalla Gibson di Iommi ha raccolto applausi a scena aperta. Uniche note negative: è finito presto (alle 22.15, non hanno fatto il bis), suoni troppo bassi e qualche stonatura dovuta all’età. Di certo non hanno smentito la loro fama nonostante il lungo trascorso sui palchi di tutto il mondo”.

Alla fine, il mito di Paranoid, ultimo pezzo in scaletta,  mentre sugli schermi veniva scritto THE END ed il commiato: “Thank you. You’re number one. God bless you all”.

 

LA STORIA DEL CHITARRISTA TONY IOMMI: “Dopo aver terminato le scuole, Tony iniziò a lavorare in una officina dove si lavoravano metalli. Dopo essere stato selezionato come temporaneo rimpiazzo nei Jethro Tull si convinse di avere la possibilità di diventare musicista professionista, ma durante uno dei suoi ultimi turni di lavoro una pressa gli amputò le falangi superiori del medio e dell’anulare della mano destra. (Tony è mancino, quindi le falangi della mano destra gli servono per premere le corde). Ricoverato in ospedale, venne dimesso dopo un mese di inutili tentativi di riattaccare le parti amputate, provò a imparare a suonare da destro ma non ci riuscì e cadde in un periodo di profonda depressione, decidendo di abbandonare la chitarra.

Un giorno, però, ascoltò la musica di Django Reinhardt, un chitarrista belga di origini sinte che rimase menomato ad una mano a causa di un incidente (il suo carrozzone aveva preso fuoco mentre lui era all’interno): la sua mano sinistra rimase gravemente ustionata permettendogli di muovere solo indice e medio, mentre anulare e mignolo rimasero atrofizzati definitivamente. Nonostante ciò, Reinhardt non abbandonò la musica e la sua esperienza incoraggiò Tony nel ricominciare a suonare, ricorrendo all’applicazione di alcune protesi, realizzate da lui stesso fondendo e sagomando la plastica di alcuni tappi di flaconi di detersivo liquido “Fairy”. Per poter suonare meglio con le protesi, che lo ostacolavano soprattutto nell’esecuzione del bending, Iommi scelse di accordare il suo strumento un semitono sotto rispetto alle chitarre normali, perché le corde potessero essere più morbide. A questa scelta, inizialmente compiuta per necessità, si deve lo sviluppo del tipico suono cupo della chitarra di Iommi, un suono che ha fatto scuola in ambito hard rock e heavy metal.”

SCALETTA DEL CONCERTO ALL’ARENA:

Black Sabbath
Fairies Wear Boots
After Forever
Into the Void
Snowblind
War Pigs
Behind the Wall of Sleep
N.I.B.
Hand of Doom
Rat Salad (with drum solo)
Iron Man
Dirty Women
Children of the Grave
—–
Paranoid

 
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