Quindici, 24 anni fa: oggi il ricordo

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Quindici, 24 anni fa. 5 maggio 1998, una data impressa nella mente e nei ricordi di tutti gli abitanti del paese al confine tra la provincia di Avellino e quella di Napoli. Oggi pomeriggio, il ricordo di quella terribile frana che si abbatté su Quindici, provocando 11 morti. Prima una cerimonia in chiesa e poi una fiaccolata. Per non dimenticare.

5 maggio 1998: a Sarno e a Quindici piove ininterrottamente da diversi giorni. Le catene montuose rigonfie d’acqua che sovrastano il territorio, già a partire dal primo pomeriggio del 5 maggio, subiscono smottamenti che si traducono in una serie di violente frane. Tra le 14 e le 15 i livelli dell’acqua dei canali di Quindici cominciano a salire e una prima frana sfiora alcune case del centro storico. Intorno alle 18 un’onda violenta di acqua e detriti fa saltare tutte le comunicazioni. Anche a Sarno il fango ha completamente invaso il centro e poco dopo le 18 il comune salernitano conta la prima vittima dovuta alle frane: Roberto Serafino di appena 9 anni.

Qualche ora dopo, verso le 20, iniziarono quattro ore di terrore per le popolazioni dei comuni salernitani di Sarno, Bracigliano e Siano, di San Felice a Cancello (Caserta) e di Quindici. Un movimento franoso di vaste proporzioni che, 24 anni fa per l’appunto, provocò 160 vittime, di cui 137 solo a Sarno e 11 a Quindici. Un centinaio furono, in quella giornata, i movimenti verso valle di colate di fango e acqua nell’area del cratere che abbracciarono, per diversi chilometri quadrati e a una velocità di 50 chilometri orari, l’intero bacino idrografico del fiume Sarno, toccando anche l’Irpinia.

“Quel giorno è ancora impresso nella mia mente. Difficile dimenticare”. A dirlo, è il sindaco di Quindici, Eduardo Rubinaccio. All’epoca era ancora un giovanotto. Abitava a Lauro ma la sua fidanzata, attuale moglie, viveva nel comune sconvolto dalla frana, Quindici. “La sua abitazione fu travolta da un masso”, ricorda Rubinaccio. “Vivemmo momenti di autentico terrore. Tanta paura anche per una mia cugina. Abitava a Casamanzi, il quartiere più colpito. Non riuscimmo ad avere sue notizie per tutta la notte. Grazie al Signore, la ritrovammo viva il giorno dopo”.