Dopo l’opera di Millo al palazzo dei ferrovieri di Borgo Ferrovia, un altro street artist – di chiara fama mondiale – aveva scelto gli edifici di Avellino come tela per la sua arte.
Ma il murale del peruviano Carlos Atoche, dal titolo Madonna del Mandrillo, ha ben presto scatenato ira e polemiche, portando ad una conclusione della vicenda, per niente a lieto fine.
Una secchiata di vernice bianca: tanto è bastato per cancellare la presunta blasfemia di Atoche.
Tra chi chiedeva una modifica dell’opera e chi invece l’opera la difendeva (giustamente), ignoti nottetempo hanno ben pensato di cancellare ex abrupto il tutto.
L’artista ha confermato via Facebook la paternità dell’opera, aggiungendo – alla notizia della distruzione del murale – un nuovo post:
“Mi è giunta voce che il murales La Madonna del Mandrillo, effettuato pochi giorni fa ad Avellino è stato distrutto da un ignoto. Sono dispiaciuto, però conosco il prezzo di lavorare per strada”.
La polemica è destinata a continuare. Di fatto, c’è solo da raccontare che ciò che è stato fatto al murale di Atoche non può essere derubricato a semplice atto di vandalismo o bravata.