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Quattrograne Est e i tetti d’amianto: progetto del 2014, fondi del 2017, ma tutto ancora fermo

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Marco Imbimbo – La storia dei tetti d’amianto di Quattrograne Est ritorna prepotentemente a farsi risentire. Da anni i residenti del popoloso quartiere denunciano  i rischi per la loro salute. Qualche edificio è stato ristrutturato in passato, ma molti altri sono rimasti così com’erano stati concepiti nel dopo Terremoto.

Eppure a Palazzo di Città qualcosa si è mosso, seppur a passo lento. Il progetto redatto per la rimozione dei tetti d’amianto risale al 2014. Si tratta di quegli elaborati tecnici che di norma vengo preparati in maniera preventiva, in modo da tenerli pronti all’uso non appena si verifica la prima opportunità economica, ovvero bando europeo o nazionale a cui partecipare per attingere fondi.

L’occasione arriva a fine 2015 quando il Governo nazionale stanzia ben 500 milioni di euro per il famoso “Bando per le periferie“. Un’occasione ghiotta per il Comune di Avellino che decide di mettere insieme i vari progetti che ha su Quattrograne, Rione Parco, Bellizzi. Un totale da quasi 18 milioni di euro per un progetto di riqualificazione e messa in sicurezza che arriva secondo in tutta Italia. Tra questi viene inserito anche quello di Quattrograne Est che prevede la rimozione dei tetti d’amianto in 6 blocchi di edifici e la loro sostituzione con una struttura nuova dotata di pannelli fotovoltaici, oltre a cappotto termico delle facciate e isolamento termo-acustico. Un intervento importante dal valore di 2,5 milioni che, i residenti, aspettano da anni.

La firma della convenzione arriva a inizio marzo 2017, quando il primo cittadino Paolo Foti si reca a Roma, dal premier Paolo Gentiloni per sottoscrivere l’accordo. Dopo due settimane sarà l’ex capo del Governo a far visita ad Avellino e ai quartieri che saranno oggetto di riqualificazione.

A distanza di oltre un anno, però, i tetti d’amianto di Quattrograne Est non si sono mossi. Il progetto resta ancora sulla carta, mentre i fondi del “Bando per le periferie” sono ancora fermi nelle casse dello Stato. Qualche giorno fa, però, a Piazza del Popolo hanno fatto un piccolo passo in avanti. Gli uffici di competenza, infatti, hanno approvato la suddivisione del lavoro in tre lotti, raggruppando i sei edifici in gruppi da due.

L’obiettivo è quello di rendere più rapido il lavoro di rimozione dei tetti d’amianto. “L’articolazione in tre lotti potrà  permettere una diminuzione del tempo di esecuzione del contratto, assicurando una minor disagio per gli utenti che dimorano degli alloggi”. E’ questa la motivazione che arriva da Piazza del Popolo. Inoltre, la suddivisione in più lotti comporta anche la riduzione del costo di ogni singolo intervento che scende a poco meno di 700 mila euro, altro vantaggio derivante dalla suddivisione in lotti.

Questa cifra, infatti, rientra nella fascia compresa tra 150 mila e 1 milioni di euro in cui è possibile, per legge, accelerare la pratica dell’affidamento dei lavori. Non sarà più necessario dar vita a un vero e proprio bando di gara con tutti i suoi tempi e procedure per affidare i lavori, cosa che invece sarebbe diventata indispensabile a fronte dell’importo iniziale di 2,5 milioni di euro del lavoro complessivo. Il Comune potrà avvalersi della procedura negoziata con consultazione di almeno quindici operatori economici, ove esistenti, nel rispetto di un criterio di rotazione degli inviti, individuati sulla base di indagini di mercato o tramite elenchi di operatori economici. In questo modo i tempi per affidare i lavori si riducono sensibilmente, consentendo l’avvio dell’intervento a stretto giro.

Manca, però, il passaggio fondamentale: l’inizio della procedura stessa. A conti fatti, quindi, sono già trascorsi 4 anni dalla redazione del progetto per la rimozione dei tetti d’amianto, nel 2017 il Governo nazionale ha premiato l’elaborato, ma c’è voluto oltre un anno per arrivare solo alla ripartizione dell’intervento in tre lotti. Ora non resta che affidare i lavori e farli partire, sperando che il tutto possa avvenire a stretto giro in modo da liberare, finalmente, gli abitanti di Quattrograne Est da quei tetti d’amianto.

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